NAPOLI– Le giornate del Pd vengono scandite da proposte e controproposte per individuare i candidati del centrosinistra da presentare alle amministrative. La linea non è univoca in tutte le città al voto: a Napoli in campo con i dem c’è il M5S, a Caserta, Benevento e Salerno ancora non è chiaro se e in che modo possa ripetersi l’alleanza giallorossa. Ciò che è certo è che le posizioni tra i piddini sono diverse: c’è chi pensa che ogni candidatura debba essere quantomeno concordata con i vertici romani e chi, come i deluchiani, vorrebbe totale indipendenza. “Io ritengo che è sbagliato legare Roma, Napoli, Torino – ha detto il vicepresidente della giunta regionale Fulvio Bonavitacola – La politica è cambiata, i tempi in cui si decideva su una scacchiera il pedone a me, l’alfiere a te e il cavallo a lui, non ci sono più. Quindi bisogna prenderne atto e dire la verità. I territori devono decidere, soprattutto quando stiamo parlando della capitale del Mezzogiorno”. A sposare la linea del confronto tra vertici regionali e nazionali è la dirigente nazionale del Pd Camilla Sgambato.
Mancano pochi mesi alle Amministrative: perché il Pd non ha ancora sciolto la riserva su nessuno dei candidati a sindaco nei capoluoghi di provincia che andranno al voto? Quali sono le difficoltà?
Più che di difficoltà parlerei della necessità di approfondire il confronto tra le varie forze che compongono la coalizione. Per poter vincere queste competizioni elettorali, le più difficili dal dopoguerra ad oggi, sia a causa della crisi economica, sociale e sanitaria che stiamo vivendo, sia per una frammentazione del quadro politico forse senza eguali, è necessario costruire un campo progressista largo, che si riunisca su valori comuni. Non siamo autosufficienti e per questa ragione vanno costruite alleanze ampie e chiare. E per questo ci vuole tempo, che peraltro abbiamo, visto lo slittamento della data delle elezioni.
A Napoli si lavora per l’alleanza con i 5 Stelle, a Caserta qual è la situazione? I grillini possono essere vostri interlocutori?
A Napoli è ormai quasi certo che il Pd è riuscito meritoriamente a costruire quel campo largo e progressista che può portarci a vincere. È uscito dall’isolamento in cui si era disastrosamente chiuso negli anni passati e, in sinergia con il partito nazionale, ha costruito ampie convergenze. Su ambiente, diritti e innovazione abbiamo molti punti di contatto con il M5S e spero che la convergenza possa essere portata avanti anche a Caserta, sebbene il progetto di Marino sia già valido e convincente per cui i grillini potrebbero convergere. L’obiettivo è evitare di consegnare la città nelle mani della destra.
Bonavitacola ha detto che i nomi dei candidati devono farli i territori e non Roma. È d’accordo?
Il Pd è un partito radicato territorialmente, ma con forte capacità di confronto tra dirigenti locali e segreteria nazionale. Non trovo assolutamente nulla di scandaloso nel fatto che la dirigenza locale si confronti con Roma, in una logica di visione e prospettiva unitaria. Poi è chiaro che il sindaco è il rappresentante per eccellenza della comunità e come tale dalla comunità viene scelto. Credo che ovunque la scelta sarà oculata e certo non rispondente a logiche perverse.
I renziani ripropongono di svolgere le primarie dove ci sono difficoltà ad individuare candidati unitari. Lei sarebbe favorevole?
Dove si riesce ad individuare una personalità che trovi ampio consenso tra tutte le forze politiche che compongono la coalizione va da sè che le primarie non occorrono. Quando invece ci sono più nomi che possono tutti degnamente candidarsi a guidare una coalizione, saranno le primarie a decidere il candidato del centrosinistra, in maniera assolutamente democratica. Chi le vincerà sarà il leader della coalizione unita con un forte mandato popolare.