NAPOLI –– Intervistare Stefano Mei significa avventurarsi nel mondo straordinario di un uomo che ha segnato profondamente il panorama dell’atletica leggera italiana. Ex mezzofondista di fama internazionale, Stefano Mei ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dello sport, raggiungendo l’apice della sua carriera con la vittoria del titolo europeo nei 10000 metri piani a Stoccarda nel 1986. Quest’impresa lo ha consacrato come uno dei grandi campioni della disciplina. Oltre ai suoi successi sul campo, la carriera di Stefano Mei si è evoluta, portandolo a diventare un leader nel mondo dirigenziale dello sport italiano. Dal 31 gennaio 2021, ricopre il ruolo di presidente della Federazione Italiana di Atletica Leggera, contribuendo in modo significativo allo sviluppo e alla promozione dell’atletica nel paese. La sua visione e dedizione hanno giocato un ruolo chiave nel plasmare il futuro della disciplina e nel sostenere gli atleti italiani nel perseguire i loro sogni olimpici. In questa intervista esclusiva, esploreremo il percorso straordinario di Stefano Mei, dalle sue memorie da atleta di élite ai compiti di leadership che lo vedono oggi impegnato a plasmare il destino dell’atletica leggera italiana. Un viaggio attraverso le sue esperienze, i successi e le sfide affrontate nel corso degli anni, che ci consentirà di comprendere appieno la straordinaria figura di Stefano Mei e il suo ruolo di guida nella crescita continua dello sport in Italia.
Presidente, quali sono gli obiettivi principali che la Fidal si prefigge per l’atletica leggera italiana alle Olimpiadi di Parigi nel 2024?
L’obiettivo di chiunque faccia sport è sempre quello di eguagliarsi o migliorarsi, così dopo queste tre stagioni di successi, cercheremo di essere agonisti anche in questo
Quali discipline dell’atletica leggera italiane prevedete possano ottenere risultati significativi in questa competizione?
L’obiettivo primario dei ragazzi e delle ragazze è sicuramente Parigi, ma avremo anche l’appuntamento degli Europei in casa a Roma nel mese di giugno. Appuntamenti in cui auspichiamo di portare a casa il maggior numero di medaglie, mettendo al primo posto la competizione continentale per coloro che non potranno essere protagonisti nell’appuntamento a cinque cerchi, dandoci comunque grandi soddisfazioni in un contesto in cui potranno trovare la propria dimensione.
Quali iniziative la Fidal sta attuando per promuovere la partecipazione dei giovani nell’atletica leggera?
La più grande promozione dell’atletica è fatta proprio dai successi degli atleti di alto livello, vittorie – per fortuna tante – che stanno creando dei miti da emulare, quelli che stanno portando tanti italiani ad avvicinarsi alle piste o alla corsa, soprattutto giovani.
Come pensa che la Federazione possa incentivare e sostenere la scoperta e lo sviluppo di nuovi talenti nel panorama dell’atletica italiana?
In questo quadriennio, vincendo un bando di Sport e Salute, abbiamo intrapreso una politica di progettualità mirata proprio alla ricerca del talento ed all’aiuto alle società che crescono fattivamente sul territorio i ragazzi, selezionando i migliori tecnici e le più valide società da inserire in percorsi di crescita e sviluppo di nuova generazione e con una visione più ampia e coordinata. Speriamo che l’eventuale assegnazione dei Mondiali 2027, qualora il governo conceda il proprio sostegno, possano essere un ulteriore stimolo in tal senso, aiutandoci a guardare a Brisbane 2032, non solo a Los Angeles 2028, dove speriamo di schierare qualcuno dei giovani che nasceranno proprio da questa progettualità.
Qual è la situazione attuale delle strutture per l’atletica leggera in Italia, e quali progetti sono in corso per migliorare e ampliare tali infrastrutture?
La strutture dell’atletica purtroppo sono un punto critico, anche se negli ultimi anni stiamo assistendo ad un crescente impulso da parte delle amministrazioni locali nell’investire in questo campo. Ogni volta che qualche campo viene inaugurato o rinnovato io o, se proprio impossibilitato, qualcuno della mia squadra cerchiamo sempre di essere presenti. Probabilmente servirebbe ripensare ad un progetto Nazionale, casomai proprio legato a Roma ‘27, casomai ricordando quella visione rivoluzionaria dell’epoca Zauli, ma anche solo con mini impianti laddove non possa essere realizzata una pista completa, con un rettilineo e delle pedane per salti e lanci.
Come la Fidal collabora con le istituzioni e le comunità locali per garantire la disponibilità di strutture adeguate per l’allenamento e la competizione?
Collaboriamo aiutando le istituzioni locali sia nel supporto progettuale, sia nel perorare la causa sui territori al fianco delle nostre società sportive affiliate. Ogni impianto di atletica è un piccolo o grande centro federale, sia esso provinciale, regionale o nazionale.
Qual è il ruolo delle donne nell’atletica italiana, e quali azioni la Fidal sta intraprendendo per promuovere la partecipazione femminile a tutti i livelli?
In Italia, come in tanti paesi del mondo, purtroppo il percorso di equiparazione femminile sta procedendo lentamente. Mentre sul piano sportivo vi è una discreta parità, su quello tecnico e dirigenziale invece siamo pronti a incentivare ogni legittima ambizione femmile, in sinergia con un pò di coraggio in più da parte delle donne di mettersi in gioco. Di certo il concetto delle quote rosa, a mio avviso, sono una sconfitta di tutti noi: probabilmente si è reso indispensabile a causa di un forte retaggio passato, ma la nostra mission è quella di far passare il concetto per cui ciò che conta è solo il curriculum, l’esperienza e la capacità.
Ci sono iniziative specifiche per sostenere e valorizzare le atlete italiane?
Come dicevo, sul fronte sportivo, l’obiettivo della parità lo si sta perseguendo e conseguendo con il maggior risultato già nel presente: l’esempio palese è l’AEC (Athletic Elite Club, ndr), dove i migliori atleti e le migliori atlete accedono ai sostegni federali esclusivamente per meriti, con una correlazione esclusivamente legata ai risultati personali, uomini o donne che siano.
Crediamo sia una buona pratica per arrivare all’obiettivo comune della cosiddetta “parità”. Può condividere con noi se ha intenzione di ricandidarsi per la presidenza della Fidal dopo il suo attuale mandato?
Beh, credo che si sia fatto bene in questi tre anni trascorsi, ma prima di guardare al futuro penso a far si che questo quarto anno possa andare altrettanto bene. Poi ovviamente l’ambizione di continuare questo percorso per perseguire gli obiettivi presentati in sede elettorale richiede tempo, pertanto non nego l’ambizione a voler proseguire questo cammino. Aver riportato in auge l’atletica italiana dopo molti anni di assenza di risultati, l’aver innestato un meccanismo di elargizione di contributi maggiormente meritocratica e la più ricca raccolta di sponsorizzazioni private di sempre assieme ai progetti realizzati, sono il miglior stimolo per poter pensare ad un secondo mandato.
Quali potrebbero essere le sfide future e gli obiettivi che lo motiverebbero a continuare a guidare la Federazione?
Le prossime sfide sono quelle di evolvere ulteriormente l’automazione e la digitalizzazione della federazione e dei propri processi. Questo anche per avvicinare sempre più persone, soprattutto giovani, al nostro mondo in un momento storico in cui la velocità e la visibilità dell’informazione sono prioritarie. Inoltre il desiderio è quello di avvicinare ancor più il territorio e le società alla federazione centrale, così come già avviato con i progetti in essere. Infine sul piano prettamente sportivo, la sfida dovrà essere sicuramente quella di poter confermare la storica vittoria in Coppa Europa del 2023 e di poter avere sempre più medaglie e finalisti sia in chiave europea che mondiale.
C’è anche un’attenzione particolare anche per il meridione?
In questi anni abbiamo dimostrato di approcciare al territorio italiano in maniera equa ed uniforme, a partire dalla composizione della mia squadra che ha avuto ben 3 candidati meridionali, di cui 2 anche eletti: esempio principale lo svolgimento dei campionati assoluti a Molfetta, quelli under23 ad Agropoli ed quelli di società master a Salerno nel 2023; nel 2024 invece ci sarà una fase del campionato italiano di marcia sulla pista di Campobasso, tricolori under18 saranno ancora a Molfetta, la corsa in montagna sarà nel salento, i campionati dei 10km assoluti su pista a Potenza, mentre quelli su strada master si svolgeranno nella cornice affascinante della Reggia di Caserta.
In che modo la Fidal sta affrontando la questione della sostenibilità ambientale nell’organizzazione di eventi e competizioni di atletica leggera?
L’atletica, così come tutto lo sport, devono avere il tema della sostenibilità quotidianamente al centro del proprio agire. Proprio per questo abbiamo avviato un programma legato a questo tema nei nostri eventi, in particolare per gli Europei di Roma2024, fiduciosi di poter fare ancor di più negli ambiti mondiali. L’atletica è lo sport di maggior contatto con la natura, quindi non possiamo sottrarci a questo importante impegno per noi e per le generazioni future.
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