L’Ocse alza le stime sull’Italia: ritorno pre-Covid entro 2022. Franco: “Puntiamo a una crescita più alta”

Anche l'Ocse rivede al rialzo le stime di crescita del Pil italiano e prevede che il ritorno a livelli pre-Covid arriverà non prima della fine del primo semestre del 2022.

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

ROMA – Anche l’Ocse rivede al rialzo le stime di crescita del Pil italiano e prevede che il ritorno a livelli pre-Covid arriverà non prima della fine del primo semestre del 2022. Parallelamente spinge sulle riforme, a partire da fisco e pensioni, per tenere in equilibrio i conti pubblici. Questo in sintesi il contenuto di un rapporto che l’Ocse dedica all’Italia e che è stato presentato alla presenza del ministro dell’Economia Daniele Franco.

In particolare, secondo l’Ocse, l’economia italiana si sta riprendendo costantemente dalla crisi Covid, grazie alla campagna di vaccinazione e al generoso sostegno fiscale a famiglie e imprese e la crescita dell’Italia sarà del 5,9% quest’anno e del 4,1% nel 2022, dopo un calo del Pil dell’8,9% nel 2020. Il secondo trimestre più forte del previsto spiega la revisione al rialzo rispetto alla previsione di espansione del 4,5% per il 2021 nel Prospettive economiche di maggio scorso.

“Puntiamo a una crescita post-Covid che sia più alta” di quella realizzata “prima della crisi legata alla pandemia”, ha detto Franco in conferenza stampa. “Dobbiamo bloccare questa nostra lunga stagnazione della congiuntura economica”, ha aggiunto.

L’Ocse ricorda poi che i rischi per le prospettive sono grandi, comprese le varianti del virus e il percorso dei tassi di interesse globali. “Per aumentare la crescita e l’occupazione al di sopra dei livelli pre-pandemia, la composizione della spesa pubblica e delle tasse deve migliorare”, argomentano gli esperti Ocse che indicano il piano nazionale di ripresa e resilienza offrire un’opportunità unica per creare un’economia più verde, più digitalizzata e produttiva. “Realizzare ciò richiederà una serie impegnativa di riforme legislative e amministrative. Migliorare la giustizia civile, l’amministrazione fiscale e gli investimenti pubblici sarà essenziale per aumentare la crescita del reddito”.

In particolare l’Ocse sottolinea come le tasse sul lavoro restino troppo alte. Il rapporto raccomanda quindi l’attuazione di una riforma fiscale globale per ridurre la complessità del sistema e le tasse sul lavoro. Questo dovrebbe essere finanziato attraverso una migliore conformità, guidata da un maggiore uso della tecnologia e dei pagamenti con carta.

In Italia, rispetto alla media dell’area Ocse, il gettito derivante dalle tasse sul lavoro è più elevato, mentre il gettito derivante dalle imposte di successione e dalla riscossione dell’Iva è più basso anche perchè si rileva una soglia di esenzione Iva rilevante. Il cuneo fiscale sul lavoro è elevato, ricorda l’Ocse, anche se è stato ridotto attraverso sgravi fiscali sul reddito, riforme degli assegni alle famiglie e tagli temporanei ai contributi sociali. L’Ocse sottolinea poi come il numero elevato di agevolazioni fiscali contribuisce alla complessità della situazione in Italia. Una riforma fiscale dovrebbe puntare a mitigare la complessità del regime e ridurre permanentemente le imposte sul lavoro, finanziata grazie alle entrate derivanti da migliori livelli di compliance, minori spese fiscali e maggiori imposte su beni immobili e successioni.

Il rapporto boccia poi Quota 100, suggerendo di lasciarla scadere a fine anno senza alcuna proroga. L’Ocse, riprendendo una stima fatta dal Tesoro, ricorda che adottando Quota 100 su base permanente, la spesa pensionistica registrerebbe un aumento cumulativo pari a 11 punti percentuali del Pil tra il 2020 e il 2045. L’Ocse ritiene quindi che sarebbe opportuno lasciar scadere Quota 100 nel dicembre 2021, così come la cosiddetta ‘Opzione Donna’ che da’ diritto al pensionamento anticipato con un trattamento calcolato su base contributiva fino a fine anno. A detta dell’Ocse tale misura amplifica i rischi di povertà in età avanzata. In generale su sistema pensioni, l’Ocse vede le pressioni sulla spesa legate all’invecchiamento demografico e agli interessi “elevate e destinate ad aumentare nel lungo termine”.

“A fine 2021 e inizio 2022 avremo un repentino cambiamento nei criteri di ammissibilità alla pensione: scadrà Quota 100 e siamo consapevoli che alcuni settori interessati stanno affrontando dei problemi. Ci sono alcuni aspetti da tenere in considerazione”, ha commentato Franco. Il ministro ha aggiunto che sussistono “preoccupazioni sul breve termine e sul medio termine. Mi fido del fatto che il governo riuscirà a trovare un equilibrio tra queste necessità e per la prossima legge di Bilancio. Non posso dire qual è la soluzione che abbiamo in programma, ma ho fiducia nel fatto che troveremo giusto equilibrio con il supporto di tutti i membri del Governo”.

LaPresse

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