ROMA – Sono giornate amare per i dissidenti del M5S Gregorio De Falco, Saverio De Bonis, Marco Valli e Giulia Moi. L’espulsione è arrivata nella vigilia di capodanno. I probiviri del Movimento hanno deciso l’espulsione. Resta pendente il giudizio su Paola Nugnes ed Elena Fattori.
I probiviri non perdonano
Opposizione al decreto Sicurezza del vicepremier Matteo Salvini e nel caso di De Falco astensione sulla manovra. Due ‘smacchi’ indigeribili per i probiviri pentastellati che hanno tirato fuori il cartellino rosso con il benestare del capo politico e vicepremier Luigi Di Maio. “Nessuno è indispensabile”.
La ‘ramanzina’
“Quando i candidati del MoVimento 5 Stelle entrano nelle liste accettano alcune regole, poche e chiare – ha detto Di Maio – che sono vincolanti per la loro candidatura. Tutti gli eletti del MoVimento in Parlamento hanno quindi firmato e accettato anche la regola presente nel Codice Etico per cui i nostri parlamentari sono tenuti sempre a votare la fiducia ad un Governo in cui il MoVimento è parte della maggioranza”. E pazienza se non si ha conoscenza piena di ciò che si sta votando.
Lo sfogo di De Falco
Da ‘eroe’ a reietto è stato un attimo, ma De Falco non ci sta. “E’ in atto una deriva illiberale – ha attaccato – Non mi aspettavo di essere espulso. Credevo che nel Movimento ci fosse uno spazio di democrazia che deve esserci in ogni partito politico, come afferma l’articolo 49 della Costituzione”. Quindi Codice Etico batte Costituzione.
Pericolo scissione
Se eliminare De Falco e gli altri è stato semplice, lo sarà meno occuparsi della senatrice Nugnes, riconosciuta come il ‘braccio armato’ del presidente della Camera Roberto Fico. Non a caso il giudizio non è stato ancora espresso e resta pendente. Espellerla e rischiare che i fichiani avviino una rivolta interna senza precedenti rischiando l’implosione del Movimento? Il rischio è che i probiviri facciano figli e figliastri. E’ tutto da vedere.
Ma la Nugnes provoca
La senatrice campana non ha intenzione di starsene buona per evitare di essere cacciata e ammonisce: “Credo che ogni espulsione sia una sconfitta, al netto di motivi legati a procedimenti giudiziari, che non conosco, espellere per dissenso è un atto di debolezza, se poi quel dissenso si è espresso in difesa di principi e procedure non contrattabili trovo la faccenda ancora più sconcertante”.