CATANZARO – L’accordo tra Pd e Movimento 5 Stelle da replicare nei consigli regionali rischia di far implodere il Movimento. Dopo il via libera in Umbria, accettato tra malumori e veleni, la battaglia si sposta in Calabria con una vera e propria guerriglia interna degli attivisti locali del Movimento. Pochi giorni fa Luigi Di Maio ha ricevuto un documento, firmato dalla gran parte dei parlamentari calabresi. I pentastellati locali hanno detto chiaramente no all’intesa con il Pd per le prossime Regionali e chiesto la candidatura di due esponenti della società civile: l’imprenditore Pippo Callipo e il medico Ferdinando Laghi. Poi un nuovo focolaio si è acceso in loco: 90 attivisti hanno firmato una nota contro Di Maio, chiedendo il ritorno alle origini per il Movimento.
La carta di Catanzaro
La ‘Carta di Catanzaro’, rievoca quella di Firenze, dei delusi toscani. Novanta nomi e cognomi che fanno vacillare la leadership del ministro degli Esteri. “Chiediamo un ritorno a quello che era il Movimento ab origine. Al 4 ottobre del 2009, periodo in cui il Movimento non sentiva ancora la necessità di un capo politico”, si legge nella nota. Niente Di Maio, no alle alleanze con il Pd, no ai nomi ‘civici’ proposti, e no anche alle spinte dei leader locali. I firmatari hanno chiesto “un incontro tra tutti i portavoce e gli attivisti calabresi per tracciare insieme la strada da percorrere. Questo gruppo, mosso da piena consapevolezza, non intende ripetere gli errori del passato e chiede con fermezza le graticole e il voto online per tutti i candidati. Nessuno escluso”.
Dalila Nesci continua a proporsi
I malpancisti dicono no anche alla candidatura della deputata Dalila Nesci che, al secondo mandato, sembra essere sul punto di dimettersi d Montecitorio per la corsa alla Regione. Di Maio ha già espresso le sue perplessità sulla sua discesa in campo, ma lei continua a proporsi. Della strategia dei parlamentari calabri, di proporre nomi civici in vita di larghe intese a ‘Il Fatto Quotidiano’ dice: “Se in Calabria, dopo 10 anni di M5S, non siamo in grado di esporre un candidato nostro, vuol dire che questo progetto culturale non siamo riusciti a farlo avanzare” . E non esclude l’intesa con il Pd, magari sotto il suo nome: “Se il candidato a presidente è del Movimento 5 stelle si fanno ragionamenti politici con tutte le aggregazioni politiche o civiche che si vogliono. Ma aprire al Pd di Oliverio, per me non se ne parla proprio. Ne tanto meno aprire a chi quel sistema lo ha sostenuto”.