ROMA – “Il comitato dovrà agire in tempi brevissimi”. Beppe Grillo concludeva così il post pubblicato su Facebook lo scorso 2 luglio. E dopo nove giorni di trattative tra il garante e Giuseppe Conte, per trovare un punto di caduta accettabile da entrambi sul nuovo Statuto, si è giunti finalmente a un accordo. “Ora si può partire” certifica l’ex premier, dicendosi “pienamente soddisfatto”.
Ad annunciare la fumata bianca è Vito Crimi che, in apertura dell’assemblea dei parlamentari 5 Stelle convocata via Zoom per discutere del tema giustizia, legge il contenuto del messaggio del co-fondatore e dell’avvocato pugliese. “Grillo e Conte hanno definito concordemente la nuova struttura di regole – il testo riportato alla congiunta -. Il MoVimento si dota così di nuovi ed efficaci strumenti proiettando al 2050 i suoi valori identitari e la sua vocazione innovativa. Una chiara e legittimata leadership costituisce elemento essenziale di stabilità e di tenuta democratica del Paese”.
Adesso Grillo e Conte si sentiranno ancora nei prossimi giorni per definire insieme gli ultimi dettagli e dare avvio alle procedure di indizione delle votazioni. Nel messaggio i due ringraziano anche il comitato dei sette – formato dal presidente del comitato di garanzia Vito Crimi, dal capogruppo della Camera Davide Crippa e del Senato Ettore Licheri, dal capogruppo in parlamento europeo Tiziana Beghin, e dai ministri Stefano Patuanelli, da Roberto Fico e Luigi Di Maio – per il “determinante contributo” alla causa.
L’intesa, raggiunta dopo mesi di stallo e continui botta e risposta durissimi che hanno portato il Movimento a un passo dalla scissione, è accolta con soddisfazione da Conte che su Facebook parla di numerosi confronti avuti con l’Elevato negli ultimi giorni. “Ora ci sono tutte le condizioni per partire e rilanciare il Movimento – sottolinea -: piena agibilità politica del presidente del Movimento, netta distinzione tra ruoli di garanzia e ruoli di azione politica, grande entusiasmo e chiaro sostegno al progetto politico.
È il momento di lasciarci alle spalle le ombre di questi giorni difficili. I momenti duri sono utili se ci aiutano a individuare la giusta strada da percorrere, le insidie da scansare. Il M5S si rialzerà più forte”. Insomma, l’obiettivo è voltare pagina una volta per tutte.
Tra i protagonisti dell’opera di mediazione e ricucitura del rapporto Grillo-Conte ci sono sicuramente due big come Di Maio e Roberto Fico. Il primo ribadisce di aver “sempre creduto nel dialogo invece che nello scontro e nella polemica. Da qui si riparte”. Col presidente della Camera che aggiunge: “L’accordo sul nuovo statuto segna un punto decisivo per il rilancio di cui tutti conosciamo bene l’urgenza. C’è però ora bisogno del contributo di tutti. È arrivato il momento di metterci a remare tutti insieme”.
Il Movimento, è la consapevolezza di tutti, dopo aver rischiato l’implosione, deve ora cambiare marcia. “Questo accordo ci permette di ripartire in un momento di difficoltà – confessa Patuanelli -. È stato un lavoro molto pesante ma ce l’abbiamo fatta”. “Con la nuova famiglia del M5S – rilancia Danilo Toninelli – è importante far rientrare tutti i pezzi che abbiamo perso per strada”. Uno su tutti, Alessandro Di Battista.
Le tensioni interne, tuttavia, restano sul tema giustizia. Nel corso della congiunta a far sentire la propria voce è l’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede, critico per l’intesa raggiunta in Cdm. “La prescrizione non è una bandierina ma un valore – il punto di vista del deputato -. Questa soluzione non la condivido, è sbagliata e rischiosa”. Dura anche Giuli Sarti: “I ministri chiedano scusa. La mediazione trovata non può assolutamente essere spacciata come vittoria”.
Ad illustrare la posizione assunta in Cdm è però Di Maio: “Sono qui per dirvi che noi ministri non cerchiamo scuse, ma allo stesso tempo vi chiedo di non credere alle leggende metropolitane o a fantomatiche pressioni arrivate. Lasciatemi dire che proprio l’allungamento dei tempi per i reati contro la Pa e di corruzione ha fatto saltare i piani del centrodestra. Hanno iniziato a dire che quello era un compromesso pericoloso. Noi abbiamo agito per migliorare la norma, abbiamo fatto il massimo. Con l’astensione avremmo perso la mediazione”.(LaPresse)