Covid, vaccini corrono ma crescono incidenza e variante Delta: zone bianche a rischio

Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse

ROMA – I casi di Covid fanno registrare una risalita spinta dalla variante Delta e dal calo delle misure restrittive. I contagi riguardano soprattutto i non vaccinati e coloro che ancora attendono la seconda dose, mentre la più trasmissibile delle mutazioni del virus è destinata, secondo gli esperti, a raggiungere in Europa il 90% dell’incidenza entro la fine di agosto.

Il ministero della Salute pensa a quali strategie mettere in campo per frenare la risalita del Covid, e le ‘zone bianche’ avranno vita breve se i contagi continueranno a crescere. Già domani si terrà una nuova riunione informale, propedeutica a definire, in settimana, la linea da seguire. La battaglia contro la variante Delta resta su doppio binario, con le misure di prevenzione da una parte e dall’altra i vaccini, arrivati a oltre 57 milioni dosi e 23 di immunizzati.

Intanto, sono 1.391 i nuovi casi emersi nelle ultime 24 ore e gli attuali positivi fanno registrare un +66, con il dato complessivo che tocca quota 41.081.

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“La maggior parte dei casi segnalati in Italia sono stati identificati negli ultimi 14 giorni in soggetti non vaccinati – specifica l’Iss – che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino Sars-CoV-2 o che sono stati vaccinati con la prima dose o con il vaccino monodose entro 14 giorni dalla diagnosi stessa, ovvero prima del tempo necessario a sviluppare una risposta immunitaria completa al vaccino”.

In particolare, secondo il report dell’Istituto superiore di sanità, aggiornato al 7 luglio, “nella fascia d’età 80+ anni, negli ultimi 14 giorni, il 35% delle diagnosi di Sars-Cov-2, il 59% delle ospedalizzazioni, il 78% dei ricoveri in terapia intensiva e il 70% dei decessi sono avvenuti in persone che non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino e che sono attualmente l’8% della popolazione in questa fascia d’età”.

L’Iss ribadisce che la percentuale dei casi tra i vaccinati è “largamente inferiore” alla percentuale dei casi tra la popolazione dei non vaccinati. “Le differenze osservate – si evidenzia – suggeriscono che i vaccini sono efficaci nel ridurre il rischio di infezione, di ospedalizzazione, di ingresso in terapia intensiva e di decesso”. Secondo le stime, “la completa vaccinazione è efficace circa all’80% nel proteggere dall’infezione e fino al 100% dagli effetti più gravi della malattia, per tutte le fasce di età”.

In particolare, il ciclo completo di vaccinazioni ha un’efficacia tra il 79,8% e l’81,5%, a seconda della fascia d’età, nell’evitare il contagio. Per i ricoveri ordinari l’efficacia varia dal 91,0% al 97,4% con il valore più alto nella fascia 40-59 anni. Per i ricoveri in terapia intensiva l’efficacia è del 100% nelle due fasce più giovani (cioè non si è verificato nessun ricovero in terapia intensiva nei vaccinati nel periodo considerato), e scende leggermente al 96,9% negli over 80.

Per quanto riguarda i decessi l’efficacia è di nuovo del 100% nelle due fasce più giovani, mentre scende al 98,7% in quella 60-79 (2 decessi tra i vaccinati contro i 78 dei non vaccinati) e al 97,2% negli over 80 (15 decessi nei vaccinati e 62 nei non vaccinati.(LaPresse)

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