M5S, Vaccaro a Conte: si decida sulle alleanze

L'intervista al senatore: “Criteri diversi a Napoli e Caserta, serve un metodo”

NAPOLI – Il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte, che nel weekend ha incontrato i parlamentari, dovrà risolvere, fra l’altro, il problema della linea da tenere nei vari Comuni alle amministrative di ottobre, alle quali il Movimento, finora, si è avvicinato senza un criterio preciso. Ne parla con “Cronache” il senatore pentastellato Sergio Vaccaro.

L’investitura ufficiale di Conte come leader grillino arriverà dagli iscritti. Subito dopo, in che modo si aprirà una fase nuova? Il M5S si struttura come qualsiasi altro partito, con segreterie regionali, provinciali e cittadine?

Non è ancora definita la modalità, ma in linea di massima la nostra nuova struttura dovrebbe ricalcare quella dei partiti e delle associazioni. A volte ci si riferisce ai partiti come se fossero qualcosa di negativo in sé: in realtà, tutto sta nel saper rappresentare il territorio e costruire realtà organizzate. Anni fa il Movimento ha iniziato a operare con un progetto di puro volontariato, oggi dobbiamo governare un Paese e serve una struttura che possa garantire il corretto svolgimento delle attività politiche.

In questo tipo di decisioni che ruolo giocherà la base? Verrà interpellata?

Certo che sì: non sappiamo in che forma, ma comunque sarà sentita, è una caratteristica del Movimento. Partiamo con il progetto di coinvolgere i cittadini a essere attivi e informati su quel che accade nel loro territorio, creando le condizioni per coinvolgerli sempre di più. E impensabile che non ci sia un’organizzazione e non si stabiliscano le modalità di svolgimento dei lavori: la libertà è un bene, l’anarchia serve a poco.

Il limite del doppio mandato: eliminarlo apre la strada ai politici di professione, mantenerlo significa archiviare persone come Di Maio, Fico, Taverna, Crimi, Spadafora. Lei che ne pensa?

Sarei cauto a dare giudizi, dico solo una cosa: immaginiamo che nel 2013 avessimo avuto il 33% dei consensi e quindi ci fossimo trovati a gestire un Paese con le competenze e la conoscenza politica dell’epoca, cosa sarebbe successo? Nel 2018 invece abbiamo ereditato gran parte dei colleghi già formati. Un conto è avere una formazione esterna, un conto lavorare sul campo, a meno che non parliamo di una vera e propria scuola politica. Per anni – nel mio caso 12 anni – abbiamo svolto attività politica sul territorio a titolo di volontariato, come l’ho fatta io la possono fare tutti.

Grillo però è contrario alla deroga…

Non entro nel merito, ma credo che a prescindere da Grillo ci si sia sempre la consultazione della base, anche se lui è il garante e ha la mia fiducia. Grillo non ha mai avallato le coalizioni, ma col tempo si cresce e si capiscono le esigenze di una forza politica. Per me va bene il doppio mandato, purché si possa portare un valore aggiunto per formare una squadra. E se riusciamo a dare una formazione seria, non c’è neppure bisogno di un terzo mandato.

E’ ancora ‘salvabile’ il rapporto con Casaleggio e in che modo? Siete pronti a rinnegare Rousseau?

Personalmente non ho mai rinnegato la piattaforma, l’ho sempre ritenuta un utile strumento che ci ha portato a governare il Paese, ma vanno riconsiderati alcuni aspetti. Credo che uno dei problemi sollevati da Casaleggio e dal Movimento sia meramente economico: una pare dei fuoriusciti dovrebbero coprire una somma, ma non si sa con quali soldi. Poi, però, lo stesso Casaleggio dice che per fare politica non servono i soldi: allora mi chiedo perché arrivare a questo punto di rottura. Ed è vero che noi spendiamo molto di meno rispetto ai partiti, ma è anche vero che loro hanno le sedi e quindi è chiaro che paghino di più. Io direi che servirebbe avere un server del gruppo parlamentare con i dipendenti del gruppo a gestirlo, senza fare ricorso a terzi.

A Caserta per le Comunali si sta formando un tavolo alternativo al sindaco uscente Carlo Marino, mentre a Napoli l’intesa con il Pd è ben avviata: vi regolerete sempre caso per caso?

Il ruolo di Conte sarà soprattutto questo, creare un modello che possa consolidarsi e garantire una governabilità a 360 gradi sui territori. Serve uno strumento che ci dia la possibilità di capire dove fare coalizione e dove no. Capisco che su qualche territorio ci possano essere personalità poco affidabili, ma Conte porterà sicuramente un metodo per decidere se consolidare o meno le collaborazioni.

Sulla strada delle intese elettorali con il Pd c’è però una mina vagante chiamata Vincenzo De Luca. Come la si disinnesca?

Se dovessi fare un ragionamento sulla base del personaggio, dovrei dire che c’è ben poco da discutere: non nutro stima politica per De Luca e quindi dovrei abbandonare il progetto con il Pd. Per fortuna tutti i gruppi parlamentari sono formati da tante persone perbene e che sanno lavorare bene e non credo di poter dare un giudizio su un partito sulla base di una persona che politicamente non stimo. Il ruolo di De Luca nelle alleanze, comunque, è un problema che spetta al Pd risolvere.

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