Ma cos’è la Sinistra?

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Vincenzo D'Anna
Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Vincenzo D'Anna

Non c’è possibilità di essere smentiti. Dopo aver governato l’Italia – senza alcun exploit elettorale – negli ultimi dieci anni anche grazie ai cosiddetti governi tecnici, la Sinistra è uscita con le ossa rotte dalle ultime Politiche. Dietrologi e retroscenisti, opinion leader e giornalisti ci stanno investendo con le più fantasiose teorie per spiegare cosa abbia determinato il tracollo del campo “Democratico e Progressista”, come amano definirsi i piddini. Un’identità, questa, che ha fatto seguito alle tante altre denominazioni che, di volta in volta, si sono succedute, nel corso degli anni, per identificare il partito nato dalle ceneri del comunismo dopo il dissolvimento dell’Urss.

Una lenta abiura, la loro, che non è mai stata aperta sconfessione del vecchio credo ma solo un adeguamento semantico condito di parole d’ordine come Ecologismo, Progressismo, Pacifismo, per poi cavalcare e far proprie le tesi del popolo arancione, viola, arcobaleno, fino a scoprire la vocazione maggioritaria e l’impronta “liberal” di Walter Veltroni. Tuttavia c’è ancora molta gente in quel partito che di liberalismo non ha neanche un’infarinatura e che pure nomina un vice ministro al Mef come Stefano Fassina, sedicente economista, che in Senato definì John Maynard Keynes, il più grande degli statalisti, come un economista liberale.

Insomma definizioni innovative quanto maldestre che alla fine non hanno scalfito più di tanto la crosta dello statalismo e la visione di una società nella quale la pubblicità dei servizi viene equiparata alla statalità della gestione. Gente alla quale viene l’orticaria se gli si parla di ricchezza intesa come fonte di emancipazione sociale ed economica dei più capaci e meritevoli, con la quale si finanzia, attraverso le tasse, la rete di protezione sociale. Costoro difendono la seconda parte della Costituzione (la struttura dello Stato) come fosse la tavola dei dieci Comandamenti, continuando a coltivare l’invidia sociale attraverso il pauperismo e la redistribuzione della ricchezza. Come se quest’ultima fosse non il frutto del lavoro ma un’eredità parassitaria, oppure costruita necessariamente sullo sfruttamento. Insomma vesti nuove e variopinte a seconda del contesto e dello spirito dei tempi, ma che non cambiano né mentalità, né visione del modello sociale.

Abbandonati dagli operai che ormai da proletari sono diventati borghesi, gli eredi del Pci si contendono i voti dei ceti impiegatizi, quelli della vastissima burocrazia parassitaria, dei pensionati che percepiscono ancora pensioni retributive, nel mentre le minime restano vergognosamente basse. Continuano imperterriti nel chiedere nuove tasse per alimentare la leva della spesa pubblica a debito crescente, nel mentre le società di rating finanziario classificano il debito italiano e le emissioni dei titoli di Stato prossimi alla carta straccia.

La gente ha paura nelle città ove interi quartieri sono in mano alla delinquenza degli immigrati clandestini eppure i “sinistrorsi” continuano a predicare l’accoglienza ad oltranza. L’Europa ci ha pelati ben bene a Maastricht, poi col trattato di Lisbona, ma nessuno osa chiedere una revisione di quelle regole che hanno dimezzato il potere d’acquisto dei salari, come se questa fosse una bestemmia in Chiesa! Sollecitati a dire oppure a fare qualcosa di sinistra ripropongono schemi anacronistici e nel mentre Grillo incendia con la menzogna l’Italia dipingendone le istituzioni come un luogo frequentato da mascalzoni e privilegiati della casta, si accucciano silenti per non sembrare reazionari e tagliano le poltrone dei parlamentari. Ma la perla è quella di continuare a spacciare per rigore ed intransigenza morale la sudditanza al potere togato che la fa da padrone, ignorando un diffuso malessere sociale contro questa tipologia di giustizia politicizzata. Imbarcano pubblici ministeri ed ex procuratori non curandosi di piegare l’arroganza dei magistrati che aspirano a notorietà e carriere, prima gestendo la giurisdizione e poi nell’agone politico. Nelle patrie galere languono oltre ventimila cittadini in attesa di un processo che, dopo anni, finirà perlopiù in bolle di sapone, oppure si prescriverà nel tempo. E loro limitano la prescrizione senza velocizzare i processi!!

Ai detentori di una presunta superiorità morale basta flirtare con Palamara per occupare i sodali politici nelle principali sedi delle Procure. La scuola ha cancellato l’istruzione sostituendolo con la pedagogia dell’accoglienza e loro infornano centomila docenti, anche quelli bocciati al concorso. Sono ormai diventati un coacervo di correnti e specialisti del potere, un nuovo Doroteismo che sistema ed occupa amici nei gangli del governo e dello Stato. Si alleano con i comunisti d’antan come Fratoianni che succhia la ruota ma garantisce per la genuinità del marchio di “sinistra” lasciando il campo liberal democratico a Renzi e Calenda e spazio a Conte che sfrutta il reddito di cittadinanza, la più grande operazione clientelare del Belpaese. Alla fine si meravigliano che vinca la Meloni e si apprestano a rincorrere quel campo largo con i Grillini pur di non abbandonare il vecchio marchio di fabbrica. Contenti loro!!

*già parlamentare
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