PARIGI – La caduta francese continua. E nemmeno il restauro del mosaico di governo non è stato sufficiente a rasserenare gli animi. Il presidente Emmanuel Macron ha incassato (almeno per qualche ora) l’uscita di scena del portavoce dell’Eliseo. Ieri la notizia è rimbalzata per tutto il pomeriggio sui mezzi d’informazione transalpini, prima di essere smentita in serata dal diretto interessato. Crescono comunque i dubbi sulle “grandi trasformazioni” da realizzare e sulle “enormi sfide” rilanciate dal Presidente.
La mini rivoluzione dell’Eliseo iniziata martedì
Bruno Roger-Petit, uomo chiave del potere di Macron, aveva (o così almeno era parso) abbandonato la nave 24 ore dopo il rimpasto che martedì aveva riplasmato il governo. L’immagine presidenziale era già logora dopo l’addio in diretta tv dell’ex ministro per la Transizione ecologica Nicolas Hulot, sostituito dal più mansueto François de Rugy. Ma nessuno si aspettava che si dimettesse anche la ministra allo Sport, apparentemente per “ragioni personali”. Invece Laura Flessel, già campionessa olimpica, ha abbandonato all’ultimo minuto e costretto Macron a un mini rimpasto. Presunte grane fiscali, per lei. In odore d’inchiesta penale per mancate dichiarazioni della sua compagnia di diritti all’immagine. Ci sarebbe già con un dossier della commissione dei reati fiscali pronto ad esplodere.
L’avvicendamento e l’impopolarità del governo
Macron ha indicato al suo posto l’ex nuotatrice Roxana Maracineanu. Ma il governo non è più muto. Si parla di altre possibili defezioni per un presidente già riuscito nell’impresa di far peggio di François Hollande nei sondaggi. Nello stesso periodo del quinquennato precedente, il socialista era al 32%, ricordato come il capo dello Stato più impopolare della V Repubblica. Oggi solo il 31% della popolazione si dice soddisfatta di Macron, con un crollo di dieci punti rispetto alla stessa rivelazione di luglio dell’Ifop.
Macron come Re Sole
Nessun cambiamento all’orizzonte
Il premier Edouard Phiippe, dopo giorni di tensioni, ha confermato che dal 1° gennaio 2019 entrerà in vigore il meccanismo del prelievo alla fonte per le imposte sui redditi. Questo nonostante i dubbi espressi dal capogruppo in Assemblea nazionale Richard Ferrand e dal segretario generale della République En Marche, Christophe Castaner. I problemi riscontrati durante i test hanno costretro Macron a un braccio di ferro intenso col ministro per i Conti pubblici Gerald Darmanin. Per recuperare consenso il tempo stringe. Restano solo tre anni.