La chiave nella lotta al crimine organizzato passa per l’economia, perché è lì che le mafie fanno affari e riciclano il denaro sporco. Lo sottolinea la Direzione investigativa antimafia che, nel pubblicare i dati relativi alle attività del secondo semestre del 2021, spiega: “Il modello ispiratore delle diverse organizzazioni criminali di tipo mafioso appare sempre meno legato a eclatanti manifestazioni di violenza ed è, invece, rivolto verso l’infiltrazione economico-finanziaria”.
La caccia ai sodalizi viaggia sui controlli alle imprese e per colpire i clan si attaccano le loro economie. Secondo i dati della Dia, negli ultimi sei mesi dello scorso anno, sono stati complessivamente effettuati sequestri per 165.213.399 euro e confische del valore di 108.595.501 di euro. Le interdittive antimafia disposte sono state 373, e 68.955 le segnalazioni di operazioni sospette, 527 le imprese monitorate, 113 i cantieri controllati.
Tutto ciò “evidenzia la strategicità dell’aggressione ai sodalizi mafiosi anche sotto il profilo patrimoniale tesa ad arginare il riutilizzo dei capitali illecitamente accumulati per evitare l’inquinamento dei mercati e dell’Ordine pubblico economico – scrive la Dia – Una direttrice d’azione importantissima che ha consentito sino ad ora di ridurre drasticamente la capacità criminale delle mafie evitando effetti che altrimenti sarebbero stati disastrosi per il ‘sistema Paese'”.
Lo scorso 29 ottobre 2021 la Direzione Investigativa Antimafia ha celebrato, nel palazzo del Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica, i 30 anni della sua attività. Nell’occasione è stato ideato un percorso che ha coinvolto 24 città con l’esposizione dell’’Antimafia itinerante’ una mostra che racconta la storia della Dia che, in tre decenni, con 1.135 indagini, ha consentito la sottrazione di beni alle mafie per oltre 24 miliardi di euro e l’arresto di 11.478, tra i quali latitanti di spicco come Leoluca Bagarella, Giuseppe Mallardo, Francesco Schiavone e Angelo Nuvoletta.
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