PARETE – Un soggetto ancora “pericoloso”, e quindi meritevole di essere sottoposto alla sorveglianza speciale, e dovrà pure dire addio al 40 percento di una villa intestata a Filomena Menale: è quanto aveva deciso la Corte d’appello di Napoli il 23 maggio dell’anno scorso per l’avvocato Cipriano Chianese, ora 73enne. I giudici di secondo grado riformularono parzialmente la misura di prevenzione disposta dal Tribunale di S. Maria Capua Vetere nel 2012, restituendo al legale, originario di Parete, quattro autovetture che gli erano state sottratte. I suoi difensori, gli avvocati Emilio Martino e Giuseppe Stellato, avevano presentato ricorso contro la sentenza della Corte d’appello, ma la quinta sezione della Cassazione lo ha respinto. Gli ‘Ermellini’ hanno ritenuto corretto il provvedimento dei togati partenopei basato sulla sentenza, diventata irrevocabile nel 2021, in cui il 73enne viene tracciato come un appartenente al clan dei Casalesi.
E in relazione alla casa, che si trova a Sperlonga, per la Cassazione è solo formalmente intestata alla Menale, la coniuge, anche lei 73enne, originaria di Teverola. Di fatto quella struttura è riconducibile a Chianese. La difesa aveva sostenuto che la villa era stata comprata nel 1982 in contanti dalla donna e che quest’ultima avrebbe avuto i redditi anche per affrontare le successive modifiche alla casa, tesi che, però, non ha convinto la Suprema Corte. Insomma, parte di quella villa che sorge sulla costa laziale è frutto dei guadagni illeciti accumulati da Chianese.
La Cassazione ha trattato la causa relativa alla misura di prevenzione a febbraio e solo la scorsa settimana ha pubblicato le sue motivazioni del no al ricorso presentato dagli avvocati. Chianese nel 2021 ha rimediato una condanna, definitiva, a 18 anni per associazione mafiosa. Avvocato e imprenditore, gli investigatori lo hanno tracciato come uno dei protagonisti della tragica pagina campana riguardante le ecomafie. Il professionista ha avuto un ruolo cardine nel sistema di smaltimento illegale di rifiuti gestiti da Francesco Bidognetti, alias Cicciotto o’e mezzanotte. Chianese è stato pure dichiarato responsabile del disastro ambientale della discarica Resit di Gugliano in Campania. L’indagine che ha fatto scaturire la pesante condanna per Chianese aveva portato alla condanna definitiva anche la moglie, Menale: per la donna 4 anni e mezzo di reclusione per riciclaggio. Prima di arrivare a questa sentenza, Chianese venne già arrestato nel 1993 e poi assolto. E dopo quel primo suo incrociare la macchina della giustizia, si candidò nel 1994 alla Camera con Forza Italia.
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