CASAL DI PRINCIPE – “L’attuale figura di massimo rilievo del gruppo Schiavone”: è così che Vincenzo D’Angelo, alias ‘Biscottino’, dallo scorso dicembre collaboratore di giustizia, descrive ‘Palummiello’, al secolo Nicola Pezzella, ex genero di Carmine Schiavone (scomparso nel 2015). Ma il pentito, marito di Teresa Bidognetti (la figlia del capoclan Francesco) durante gli interrogatori con i magistrati della Dda, non ha riconosciuto il volto dell’affiliato nelle foto che gli erano state mostrate. Se non aveva (non ha) idea dei tratti del suo viso è perché ‘Palummiello’ è stato ininterrottamente detenuto in cella dal 2000 al 2022. Non aveva mai avuto modo di incrociarlo. Ma gli era nota la sua fama e l’influenza che aveva all’interno dell’organizzazione.
Gli scenari
Dopo aver lasciato la prigione, Pezzella, stando a quanto ricostruito dalla Squadra mobile di Caserta, avrebbe cercato di prendere in mano le redini della cosca, che qualche anno prima erano state ereditate da Giovanni Della Corte, noto anche come Cucchione (tornato in cella lo scorso novembre e ora sotto processo con una nuova accusa di mafia). A confermare quanto detto da D’Angelo è stato anche Antonio Lanza, ex capozona dei Bidognetti nell’area di Lusciano e Parete e da pochi mesi collaboratore di giustizia: anche lui ha parlato di ‘Palummiello’ come reggente del clan Schiavone. Sarebbe stato al vertice, ha aggiunto, di un manipolo di persone in possesso di armi e attivo nel campo delle estorsioni. Ed è proprio in questo contesto malavitoso che Pezzella, secondo il pubblico ministero Maurizio Giordano, lo scorso luglio si è reso protagonista di un’estorsione a un imprenditore di Aversa. Insieme ad Antonio Barbato, 47 anni, di Carinaro, e Giuseppe Diana, 58 anni, di San Cipriano, avrebbe costretto l’uomo d’affari a versare complessivamente 8.000 euro per “gli amici di Casale”.
Il decreto di fermo
Il pm, al fine di fermare la presunta avanzata criminale di Pezzella ed evitare che potesse, insieme agli ipotizzati sodali, commettere ulteriori estorsioni, sulla base dell’indagine realizzata dalla Squadra mobile di Caserta, ha emesso un decreto di fermo. Attualmente, Palummiello, Barbato e Diana (da ritenere innocenti fino a una eventuale sentenza di condanna irrevocabile) sono in carcere da 48 ore con l’accusa di estorsione con l’aggravante mafiosa (sta proseguendo, intanto, l’indagine tesa a verificare l’effettivo ruolo di capo di Pezzella nella compagine Schiavone). I tre indagati (da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile) sono assistiti dagli avvocati Danilo Di Cecco, Luigi Poziello e Giovanni Cantelli. Nelle prossime ore affronteranno l’udienza di convalida.
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