MILANO – “Dopo la strage di Capaci disse a mia: ‘La mafia ucciderà anche me quando i miei colleghi glielo permetteranno, quando Cosa nostra avrà la certezza che adesso sono rimasto davvero solo’. Io da figlia sono consapevole che mio padre è morto perché è stato abbandonato dai suoi colleghi”. È quanto dichiara in un’intervista a Repubblica, Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato ucciso 30 anni fa.
“Non è questa città che ha ucciso mio padre e Giovanni Falcone – continua Borsellino -. Sono passati 30 anni e ormai ci siamo rassegnati all’idea che noi familiari di tutte le vittime di stragi non avremo mai una verità giudiziaria. Perché nessuno ha voluto guardare dove si doveva guardare da subito: a quel palazzo di giustizia covo di vipere, come lo chiamava mio padre. Lui e Giovanni Falcone, almeno nell’ultimo anno della loro vita ne avevano piana consapevolezza”.
(LaPresse)