ROMA – A ventisei anni dalla strage di Capaci in cui perse la vita il marito Antonio, capo scorta di Giovanni Falcone, Concetta Mauro Martinez Montinaro, meglio conosciuta come Tina, entra in Polizia. E’ quanto prevede il protocollo d’intesa “Per la lotta alla mafia attraverso la memoria dei caduti”. Accordo siglato a Palazzo d’Orleans dal presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci e dal capo della Polizia, direttore generale della Pubblica sicurezza Franco Gabrielli.
La memoria come valore fondamentale
Tina Montinaro, assunta nel 1997 nei ranghi dell’amministrazione regionale dove ha fin qui ricoperto il ruolo di funzionario direttivo, si occuperà, per conto del ministero dell’Interno – Dipartimento della Pubblica sicurezza, di “mantenere costante – come recita il protocollo – la memoria dei caduti di Polizia nei settori più attivi della società civile. Tra cui scuola, sport, giovani ed associazionismo”.
L’intesa tra il Viminale e la regione Sicilia
“Tra Polizia di Stato e Regione Siciliana – ha spiegato il presidente Nello Musumeci – si rafforza ulteriormente un rapporto di collaborazione che mira a promuovere la cultura della legalità e la deterrenza verso ogni forma di criminalità. A cominciare dalla mafia. E’ il dialogo tra le istituzioni che diventa testimonianza di buon governo e di etica della responsabilità, come diceva Max Weber. Stare dalla parte dello Stato non può essere un fatto formale ma richiede un pieno coinvolgimento e, per chi fa politica, deve essere una pre-condizione”.
L’intervento del prefetto Gabrielli
Il prefetto Gabrielli, che ha ringraziato il governatore per avere prontamente accolto la proposta di trasferire la Montinaro alla Polizia di Stato, ha parlato di “un seme che viene piantato e che potrà vedere sbocciare esperienze simili in altre parti d’Italia, perché – ha spiegato usando una metafora – chi, come la vedova Montinaro, ha vissuto sulla propria pelle una tragedia immane, e ha raccolto l’eredità più nobile di uno dei nostri caduti, ha una forza straordinaria per insegnare ai giovani a camminare nel fango senza sporcarsi le scarpe”.
(Lapresse)