Roma – La mafia è stata l’oppressione della Sicilia e su Corleone ha avuto un effetto devastante impedendone la crescita. Non possiamo permettere ai Riina di diffondere un’immagine distorta della nostra realtà. I cosiddetti capi di un tempo sono tutti morti; per fortuna, questo è accaduto dopo che erano stati assicurati alla giustizia”. Lo dice in un’intervista a Gnewsonline, quotidiano d’informazione del Ministero della Giustizia, il sindaco di Corleone Nicolò Nicolosi. Il messaggio è rivolto alla figlia dell’ex boss della mafia che ha avviato un ristorante a Parigi chiamandolo ‘Corleone by Lucia Riina’. “Vogliamo respingere con tutte le nostre forze – aggiunge il sindaco Nicolosi – l’idea di una Corleone collegata alla mafia o, ancor peggio, dominata dalla mafia. I Riina sono ancora residenti a Corleone ma questo non li autorizza a legare la loro storia al presente della città”, aggiunge.

Tanti arresti in una retata a Corleone alcune settimane fa

Duro colpo alla mafia in Sicilia. Sono 46 i fermati del blitz che ha restituito al carcere l’erede di Totò Riina, il gioielliere Settimo Mineo. L’operazione, coordinata dalla procura di Palermo, ha smascherato boss e gregari della nuova Cupola. A maggio i capi delle famiglie palermitane si sono ritrovati per eleggere il nuovo padrino: non accadeva dal 1993. E’ stata una parola di troppo a svelare l’ultimo mistero di Cosa Nostra: a farsela scappare è stato il capo mandamento di Villabate, Francesco Colletti. “La Commissione ha spostato il proprio baricentro in città, mentre prima il controllo era dei Corleonesi”, ha spiegato il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho.

(LaPresse)

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