Manfredi cade in fallo, Napoli è senza guida

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 01-12-2018 Roma Politica Assemblea Dema Nella foto Luigi De Magistris Photo Roberto Monaldo / LaPresse 01-12-2018 Rome (Italy) Dema assembly In the photo Luigi De Magistris

A distanza di una settimana dall’erezione dell’opera di Pesce in piazza Municipio si può fare un’analisi a freddo, passata la reazione a caldo delle prime ore. Di quello che è accaduto non salvo nulla, se non la capacità inconsapevole di aver suscitato un’onda di ironia, umorismo, fantasia e creatività partenopea che non si vedeva da tempo. Fermo restando il rispetto che si deve sempre alla cultura che non va mai censurata, l’opera per come installata è brutta: esteticamente e per il luogo in cui è stata eretta. Si è fatto anche torto all’autore, ormai morto nonostante il sindaco abbia parlato di tributo ad uno dei più grandi artisti viventi, che aveva realizzato un’opera diversa. Sbagliato ancora una volta il metodo, un’opera calata dall’alto senza alcun coinvolgimento dei napoletani e del territorio. Totale assenza di visione e programmazione culturale, del resto la terza città d’Italia che da tre anni non ha un assessore alla cultura è una vergogna. Perché Manfredi preferisce avere attorno un nutrito plotone di consulenti, con portafoglio, che hanno il dono di consegnare alla città brutture di questa portata. Del resto Manfredi ama consulenze e incarichi, per sè e per gli altri, anche senza qualità e trasparenza, purché molto ben remunerati. Inaccettabile anche il costo complessivo dell’opera che ad oggi, ma ogni giorno si scopre qualche spesa aggiuntiva, ha superato le 300.000.000 euro. Una enormità. Aggiunti al denaro dei contribuenti, sempre per rimanere solo in quei pochi metri di città, per la Venere degli stracci di Pistoletto, arriviamo a circa un milione di euro. Una volta che il fallo è svettato in alto e si è scatenata l’ironia partenopea ecco le dichiarazioni del sindaco nastroinomane al momento del solito taglio del nastro, inaugurazione costata ben 24.000 euro. La prima dichiarazione è di sorpresa, come se il fatto non fosse il suo, come se avesse visto per la prima volta l’opera. E qui la colpa è peggio del dolo. Meglio una decisione voluta, ponderata, magari discutibile ma che denota un pensiero, un’idea di città, una direzione della programmazione culturale. Invece anche in questo caso la totale disconnessione di Manfredi con la città. È un corpo estraneo che non si accorge di un’opera d’arte che rappresenta un fallo enorme che si sta posizionando sotto il portone del palazzo che dovrebbe vivere ogni giorno. Poi arriva la seconda dichiarazione: abbiamo raggiunto l’obiettivo, si parla di Napoli in tutto il mondo. Vero. Ma come se ne parla. Pure quando l’avevano sommersa di rifiuti fino al primo piano si parlava di Napoli nel mondo e che fatica ci è voluta per portarla dalla città di Gomorra e rifiuti alla città della rinascita, della cultura e del turismo. E poi di Napoli dal 2011 si parla nel mondo per la sua bellezza, rinascita, passione, per i napoletani, la cultura, il cibo, i giovani, per il Napoli, per Maradona. Con Manfredi si parla, a parte la propaganda del potere che lo copre, sempre di più di una Napoli senza guida, senza governo, senza capa. Per ora la salvano la rendita del lavoro fatto negli anni e i napoletani, ma senza timone si cade in fallo.

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