Manovra, Brunetta: “Tradisce il ceto medio e sposa il pauperismo M5s”

“Questa manovra tradisce completamente la priorità programmatica del centrodestra di riduzione della pressione fiscale sui redditi del ceto medio"

Foto LaPresse - Stefano Costantino

ROMA (LaPresse) – Manovra, Brunetta: “Tradisce il ceto medio e sposa il pauperismo M5s”. “Questa manovra tradisce completamente la priorità programmatica del centrodestra di riduzione della pressione fiscale sui redditi del ceto medio. Come volano di crescita ed emersione dal sommerso. La dimensione del tradimento è presto detta. Con i 18 miliardi stanziati per il “superamento Fornero”, reddito di cittadinanza e ampliamento flat tax minimi IVA, si sarebbe potuto eliminare per tutti le aliquote IRPEF del 38% e 41%. E far scattare quella del 43% non più da 75.000, ma da 120.000″.

“In pratica: 23% fino a 15.000 (con detrazioni che azzerano imposte per dipendenti e pensionati fino a 8.000 e che mantengono l’aliquota effettiva sotto il 6% fino a 15.000). 27% da 15.000 a 120.000 (con 80 euro fino a 26.600 e con detrazioni varie fino a 55.000). 43% oltre 120.000”. Così in una nota Renato Brunetta, deputato e responsabile del Dipartimento di politica economica di Forza Italia.

Manovra, Brunetta: “Tradisce il ceto medio e sposa il pauperismo M5s”

“Questa nostra riforma, vero primo passo verso la flat tax, a differenza di un ampliamento del regime dei minimi IVA che interesserà l’1% dei contribuenti italiani, eliminerebbe finalmente la matrice espropriativa per il ceto medio. Che caratterizza la nostra progressività. Avvicinandoci a curve IRPEF di Paesi solidali verso i più deboli. Ma rispettosi della proprietà privata come l’Inghilterra. Invece no: la Lega tradisce questa visione. E si accoda al pauperismo dei Cinque Stelle, varando una manovra finanziaria che lascia intatta per il 99% dei contribuenti la progressività espropriativa del sistema attuale per chi ha redditi medi e ci aggiunge un ulteriore pesantissimo fardello di assistenzialismo”.

“La Lega mette a rischio la stabilità finanziaria del Paese per rendere l’Italia non più soltanto il posto peggiore dove lavorare, produrre e fare impresa, ma anche il migliore dove non fare nulla, pagati dal Governo”.

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