MILANO (LaPresse) – Parole dure che non lasciano spazio ad equivoci. Nemmeno alla manovra ‘di sinistra’ tanto sbandierata dal vicepremier Luigi Di Maio, che non piace ai sindacati e mette in difficoltà le imprese.
L’incontro con Cisl e Uil per analizzare al dettaglio la manovra
La segretaria della Cgil, Susanna Camusso, non usa mezzi termini: il Def contiene “una profonda contraddizione”. In quanto da un lato propone la bandiera del reddito per chi è in difficoltà, ma dall’altro fa una gigantesca operazione di redistribuzione verso i ricchi. Bene una politica che vada incontro ai redditi più bassi e a chi è in difficoltà. Ma, ribadiscono i sindacati, serve una maggiore attenzione a investimenti e lavoro. E su questo almeno la Cgil è pronta a dare battaglia.
La Camusso ipotizza la mobilitazione
Lunedì 8 ottobre è infatti previsto un incontro con Cisl e Uil per esaminare il testo nel dettaglio. Ma, annuncia Camusso, se la manovra non andrà incontro alle necessità di investimenti, di sviluppo e non darà risposta sui temi del lavoro, della ricerca, dell’istruzione e dei giovani “credo sia molto probabile che arriveranno forme di mobilitazioni”.
L’opinione del numero uno di Confindustria
Più cauto a scendere in piazza è il numero uno di Confindustria, Vincenzo Boccia, che esorta ad abbassare i toni e riprendere il confronto. Dopo l’approvazione del decreto Dignità, duramente contestato dagli imprenditori, Boccia ammette una certa freddezza con Di Maio, che ha incontrato due volte prima dell’estate. Ma lancia un appello al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Perché si vada a “calmierare” il clima di apparente ostilità che alcuni esponenti del governo giallo-verde hanno mostrato verso il mondo delle imprese.
I rischi dell’Italia e il rapporto con l’Ue
Il presidente di Confindustria solca poi il terreno percorso da Camusso: servono più investimenti e più misure per lo sviluppo. “Se faccio una manovra per incrementare il deficit senza investimenti il problema non è l’Europa, siamo noi”, spiega entrando a gamba tesa nella querelle in corso tra Bruxelles e Roma sulla politica economica formalizzata dal governo con la nota di aggiornamento al Def. Nel dettaglio, Boccia avrebbe preferito una composizione diversa del menù che si sta delineando nella legge di Bilancio. “Dei 37 miliardi della manovra, 18 li avrei messi sullo sviluppo e 18 sulle altre cose”, illustra ricordando che in provvedimenti sulla crescita sono previsti solo 4 miliardi.
Il vertice Mattarella-Draghi
Il rischio è che, senza crescita, sia necessario fare ricorso al taglio della spesa pubblica o all’aumento delle tasse. Quanto ai mercati, ammette, “non mi aspetto una grande tempesta”. Ma il fatto che il presidente della Bce, Mario Draghi, sia venuto in Italia e abbia incontrato a metà settimana il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “è un fatto positivo. Il Quirinale è una delle più grandi istituzioni del Paese ed è bene che parlino delle criticità e potenzialità”.
di Valentina Innocente