Roma – Dubbi su deficit e debito troppo alti, su previsioni di crescita troppo ottimistiche, sulla riforma delle pensioni e il condono. In un parere (o opinione) allegata alla lettera inviata al governo italiano, la Commissione europea illustra tutti i dubbi di Bruxelles per le scelte economiche di Roma, augurandosi di ricevere entro tre settimane una versione riveduta e corretta della manovra.
Il parere ricorda come, lo scorso 13 luglio 2018, il Consiglio Ue avesse raccomandato all’Italia “di assicurare che il tasso di crescita nominale della spesa pubblica primaria netta non superasse lo 0,1% nel 2019, il che corrisponde ad un aggiustamento strutturale annuo dello 0,6% del Pil”. Quest’ultima percentuale è stata definita quale target da raggiungere anche dal vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, che ha firmato l’opinione e illustrato le sue ragioni in una conferenza stampa.
A Bruxelles, poi, non hanno convinto le cifre italiane che prevedono per il 2019 una crescita del +3,1% del Pil, seguito ad un +3,5% nel 2020 e ad un ritorno del +3,1% nel 2021.
Previsioni “ottimistiche”
Le previsioni verranno confrontate con nuove percentuali che la Commissione europea diffonderà il prossimo 8 novembre. Il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici, in conferenza assieme a Dombrovskis, ha sottolineato che anche l’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb), organo indipendente previsto dalla normativa Ue, ha bocciato il quadro prospettato dal governo giallo-verde. Il documento di 6 pagine si conclude con la preoccupazione per alcune misure contenute nel documento programmatico per il bilancio italiano.
Tali misure, su pensioni e condono, “indicano un chiaro rischio di retromarcia”. Sul primo punto, il Consiglio Ue aveva raccomandato all’Italia di ridurre la quota della spesa pubblica destinata alle pensioni di vecchiaia, “al fine di dare spazio ad altre voci di spesa sociale”. Ma “l’introduzione della possibilità di pensionamento anticipato”, secondo i commissari, mina “la sostenibilità a lungo termine del consistente debito pubblico italiano”.
Sul condono, invece, il rischio è di “ridurre il già basso livello di adempimento degli obblighi fiscali, premiando implicitamente comportamenti non conformi alle regole e controbilanciando in larga misura l’effetto positivo del rafforzamento della fatturazione elettronica”.
Peraltro, i tecnici di Bruxelles sottolineano che “il condono fiscale ha carattere una tantum, e vi è il rischio che i risparmi generati dalla revisione della spesa siano inferiori a quelli previsti”.
Moscovici, comunque, ha sottolineato che la commissione “non intende assolutamente ingerire nelle politica interna italiana”, e che il governo di Roma è libero di scegliere con quali provvedimenti agire.
Ma “ci interessa l’impatto di bilancio sui cittadini”, ha rimarcato il commissario, che assieme a Dombrovskis ha ricordato come il debito pubblico rappresenti il 131,2% del Pil del 2017, pari ad un onere medio di 37mila euro per abitante.
“La spesa per interessi sul debito dell’Italia nel 2017 è ammontata a circa 65,5 miliardi di euro, il 3,8% del Pil, sostanzialmente la stessa quantità di risorse pubbliche destinate all’istruzione”, si legge nel parere della Commissione.