ROMA – “Le modifiche attuali” al reddito di cittadinanza “sono dovute a due ragioni”, spiegano ancora le fonti di Chigi. “La prima è una valutazione tecnico-statistica. Storicamente, le misure di sostegno sociale non sono richieste da tutti coloro che fanno parte della platea degli aventi diritto: sulla base dell’esperienza recente, la percentuale di chi fa richiesta non è stata superiore all’80%. Ad esempio, le domande per il Rei sono state presentate da circa il 50% di chi ne aveva diritto”.
Le fonti di palazzo Chigi sulla manovra
Dunque “rispetto alla stima iniziale dei costi presentata a settembre, che si basava sull’ipotesi che tutti gli aventi diritto al reddito di cittadinanza ne facciano richiesta, le nostre nuove relazioni tecniche sono comunque molto prudenti perché si basano sull’ipotesi che sia il 90% di chi ha diritto a fare richiesta. Si tratta ovviamente di una previsione, perché il diritto resta per tutti coloro che rispettano i parametri stabiliti, ma consente di stimare con più precisione lo stanziamento veramente necessario”.
Reddito di cittadinanza, i numeri del provvedimento
Proseguendo, “il secondo motivo per cui le nostre stime di costi cambiano è che nel 2019 non serviranno più 9 miliardi, perché la misura partirà a fine marzo e dovrà essere finanziata solo per nove mesi. Quindi, se dividiamo i 9 miliardi per 12 mesi e moltiplichiamo per il costo mensile per 9 mesi, si ottengono 6.75 miliardi all’anno. In base all’aggiustamento tecnico-statistico, il 90% di 6.75 miliardi fa 6.1 miliardi. Sommando a questa cifra 1 miliardo necessario per i centri per l’impiego otteniamo 7.1 miliardi, il costo definitivo del reddito di cittadinanza per il 2019”.
I centri per l’impiego e la modifica tecnica alla manovra
Mentre, “negli anni successivi, 2020 e 2021, non sarà più necessario 1 miliardo all’anno per i centri per l’impiego, ma soltanto 300 milioni per pagare gli stipendi ai nuovi assunti”. Misura, anche quest’ultima, per cui è già stata individuata la copertura. Quindi, concludono le fonti di Palazzo Chigi, “il 10% è solo un aggiustamento tecnico statistico. Il diritto è lo stesso di prima”.
(Lapresse)