NAPOLI – “I beni confiscati alle mafie rappresentano una grande risorsa di rinascita dei territori, un investimento di crescita, anche economica, però devono essere gestiti in maniera efficace ed efficiente. E’ necessaria una collaborazione istituzionale, un organismo di controllo centralizzato serio che porti avanti una politica sui beni confiscati. Questo lo abbiamo proposto e lo proponiamo in occasioni come quella di oggi. La politica dovrebbe avere più coraggio per affrontare il problema seriamente. Non è possibile che dopo un anno dall’ultima riforma stiamo ancora a parlare delle stesse problematiche”. Lo ha detto Catello Maresca, pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia presso il tribunale di Napoli intervenendo al forum “Le Amministrazioni giudiziarie nei sequestri e nelle confische penali e di prevenzione”, con particolare riferimento al tema della “Prosecuzione dell’attività nelle aziende sottoposte a sequestro e le attestazioni ex art. 41 del Codice Antimafia”, promosso dall’Unione dei giovani dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli.
“Ci vuole un tavolo di concertazione serio tra persone qualificate, non solo da un punto di vista di competenza specifica e professionale, ma che abbiano anche il polso concreto della situazione, mi riferisco agli amministratori giudiziari che si ‘sporcano’ le mani tutti giorni – ha aggiunto -, che affrontano concretamente i problemi di gestioni delle imprese sequestrate e confiscate alle mafie, soprattutto quelle che operano nei territori difficili, dove le problematiche sono oggettivamente complicate e sono acuite anche da tutto quello che c’è intorno, da tutto quello che c’era prima dei provvedimenti giudiziari e da quello che speriamo non ci sia più in futuro attorno ai beni confiscati”.
Secondo il numero uno dei commercialisti napoletani, Vincenzo Moretta, “è necessario rinforzare la struttura che attualmente ‘governa’ i beni sequestrati alle organizzazioni criminali, parliamo di migliaia di immobili e di aziende. Il sistema ha dimostrato che non riesce a gestire in maniera tempestiva ed efficace le imprese per evitare il depauperamento dei patrimoni e delle attività economiche con il rischio di non poter garantire i livelli occupazionali. Commercialisti, magistrati e le forze dell’ordine chiedono al legislatore una norma in grado di risolvere le criticità emerse in maniera chiara ed incontrovertibile”.
“L’Unione dei giovani dottori commercialisti e degli esperti contabili sta contribuendo a ‘formare’ nuovi professionisti – ha sottolineato Maria Caputo, presidente dell’Ungdcec di Napoli – affinché possano essere disponibili a ricoprire l’incarico di amministratori giudiziari in grado di coadiuvare nella gestione efficiente di beni e aziende anche se chiediamo di eliminare il limite dei degli incarichi che non consente di assicurare una opportuna specializzazione”.
Per Giampaolo Capasso, responsabile regionale dell’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione e la Destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla Criminalità Organizzata, “i problemi dei beni confiscati sono legati principalmente alla gestione in continuità delle aziende. Oggi c’è un patrimonio di oltre tremila aziende confiscate che sono gestiti in collaborazione con i dottori commercialisti. Per compiere una corretta gestione dei beni confiscati, soprattutto per il mantenimento dei livelli occupazionali, è necessaria una modifica della norma e per questo motivo evidenziamo la tematica al mondo parlamentare”.
Matteo De Lise, componente di giunta dell’Unione giovani commercialisti, ha lanciato la proposta: “chiediamo che sia consentito a giovani professionisti di affiancare nelle procedure gli amministratori giudiziari più esperti per agevolare la formazione in maniera concreta, eliminando la limitazione degli incarichi”.
“Quando si parla di beni confiscati alla camorra – ha osservato Alessandra Clemente, assessore comunale alle Politiche Giovanili – vengono sempre evidenziate le difficoltà di gestione e la necessità di individuare idonee strategie operative. L’amministrazione comunale di Napoli, presieduta dal sindaco de Magistris, attualmente ha in carico 60 beni confiscati che sono positivamente riutilizzati socialmente. A breve ci sarà la pubblicazione di un bando per l’assegnazione di altri 20 beni confiscati in base alle nuove linee guida. Da Napoli lanciamo una proposta al governo: destinare una parte dei soldi liquidi, presenti sui conti correnti confiscati alle organizzazioni criminali, a favore del riutilizzo dei beni confiscati risolvendo i problemi di budget e consentendo di realizzare realtà che possono determinare il bene di un quartiere cambiandolo radicalmente e offrendo un punto di aggregazione e di riferimento all’insegna della legalità”.
Arcangelo Sessa, consigliere delegato dell’Odcec di Napoliha osservato che uno studio elaborato dalla Commissione diritto penale dell’economia ha evidenziato che solo il 10 per cento delle aziende poste sotto amministrazione giudiziaria riesce a proseguire l’attività economica assicurando i livelli occupazionali”.
“La gestione delle aziende confiscate deve essere più fluida ed elastica – ha spiegato Enrico Lombardo, presidente dell’Ugdcec di Palermo – consentendo agli amministratori giudiziari di agire con più autonomia rispetto agli attuali vincoli normativi per assicurare la continuità aziendale preservando sia il valore dell’azienda che i posti di lavoro presenti nell’azienda sequestrata, rispondendo alle esigenze del mercato”.
All’incontro, sono intervenuti anche Raffaella Messina (presidente Fondazione Centro Studi Ungdcec), Francesco Caridi (presidente Ugdcec Reggio Calabria), i magistrati Livia De Gennaro (Sezione Fallimentare Tribunale di Napoli), Corinna Forte (Misure di Prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere), Francesco Balato (Misure di Prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere), Federica Colucci (Sezione Tribunale delle Imprese di Napoli), Michele Mazzeo (Misure di Prevenzione del Tribunale di Napoli).
Nel corso dei lavori sono stati effettuati focus di approfondimento con Luigi Felaco (consigliere comunale con delega ai beni confiscati), Fabrizio Abbate (presidente della Commissione Diritto penale dell’economia, Custodia e Amministrazione Giudiziaria dell’Ungdcec), Giovanni Lanza (comitato scientifico della Fondazione Centro Studi Ungdcec), Pierluigi Pisani (amministratore giudiziario e componente del Comitato Scientifico della Fondazione Centro Studi Ungdcec), Paolo Florio (Cda Fondazione Centro Studi Ungdcec), Gianvito Morretta (amministratore giudiziario e Componente Comitato Scientifico Fondazione Centro Studi Ungdcec).