Maria Licciardi condannata per la prima volta come boss

Maria Licciardi condannata per la prima volta come boss
Maria Licciardi condannata per la prima volta come boss

NAPOLI – Prima condanna da capoclan per Maria Licciardi.

Dodici anni e otto mesi di reclusione. Sentenza del giudice Antonio Baldassarre, dopo il processo con il rito abbreviato. Durato davvero tanto: fatti contestati dal 2012. Ma andiamo con ordine. Secondo la Direzione distrettuale antimafia, era alla guida della cosca fondata dai fratelli nella Masseria Cardone a Secondigliano. 

Difesa dagli avvocati Bruno Larosa e Edoardo Cardillo. E’ la seconda condanna per Maria Licciardi: circa vent’anni fa fu condannata a dieci anni di reclusione, ma con l’accusa di essere affiliata al clan. Allora i magistrati scrissero nel provvedimento ‘Alleanza di Secondigliano’. Erano altri tempi. Ma la sostanza non cambia. Oggi Maria Licciardi viene indicata come ‘promotrice e dirigente della cosca’. Così scrivono gli inquirenti. Non è chiaro da chi sia composto il clan, cioè da chi altri? Nel processo non si spiega, è la strategia della difesa. Formalmente non sono contestate altre condotte associative. Maria Licciardi è detenuta al regime del 41 bis al carcere de L’Aquila.

Era stata scarcerata nel 2009. In un periodo era libera quasi solo lei e gli occhi della Procura erano puntati dritto sulla sorella di Gennaro ’a scigna. 

Fu arrestata dai carabinieri del Ros il 7 agosto del 2021 con un blitz all’aeroporto di Ciampino: stava per partire per la Spagna. Era in fila per la consegna dei bagagli (entrata nello scalo da pochi minuti). Tra la folla. Tallonata dai militari in borghese. Con lei due accompagnatori, subito identificati.

Non si era accorta di un gruppo di uomini, che parlottava all’ingresso del terminal: gli specialisti del Ros, sapevano che si sarebbe imbarcata su un aereo. La 69enne avrebbe preso un volo per Malaga. Ma era stato predisposto un piano per blindare il terminal. C’erano più carabinieri, che passeggeri a Ciampino quella mattina. 

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