La Lega piange Roberto Maroni. “Bobo”, come era chiamato da amici e colleghi di partito, è morto a 67 anni nella sua casa di Varese dopo una lunga malattia. Ex segretario federale della Lega, più volte ministro e presidente della Regione Lombardia per un mandato, Maroni ha rappresentato una delle figure più rappresentative e carismatiche del Carroccio fin da quando, sul finire degli anni ’70, rimase folgorato dal progetto federalista di Umberto Bossi che lo volle subito nel Consiglio nazionale della Lega Lombarda.
Tifoso milanista e musicista per passione, per quattro decenni Maroni ha incarnato quel “sogno leghista” che dalle valli e dai monti della Padania mirava a conquistare i palazzi del potere romani attraverso un’opera di mediazione a volte, e di divisione tante altre. Prese le distanze dall’ultimo corso leghista, fino alla fine Maroni non ha risparmiato critiche durissime all’attuale guida del Carroccio. Come all’indomani delle ultime elezioni Politiche, quando invitò il partito a convocare prima possibile il congresso per eleggere un nuovo segretario “che deve stare alla larga – disse – da ogni cerchio magico e ascoltare di più i veri militanti”.
Una frattura che in via Bellerio sperano di ricomporre venerdì ai funerali dove, come dichiarato dal segretario Matteo Salvini, sarà presente “tutta la Lega”. Il peso umano e politico di questa scomparsa è racchiusa nella commozione del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che nella conferenza stampa di presentazione della Manovra si lascia andare ad un emozionato ricordo, tributando all’amico la paternità delle misure leghiste contenute nella legge di Bilancio sul tavolo del governo.
Alla lettera del Presidente della Repubblica inviata alla famiglia dell’ex ministro è seguito il cordoglio bipartisan di tutte le forze politiche. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha definito Maroni “un politico intelligente e capace, un uomo che ha servito le Istituzioni con buonsenso e concretezza”. Commosso anche il messaggio di Silvio Berlusconi che ne ha voluto ricordare “il suo incommensurabile attaccamento alla Lombardia ed alle regioni del Nord produttivo”.
Di “persona per bene” ha parlato il presidente del Senato Ignazio La Russa, mentre il presidente della Camera Lorenzo Fontana lo ha definito “un modello di buona amministrazione e governo”. Dice addio “ad un pezzo di vita degli ultimi trent’anni”, invece, il ministro per gli Affari Regionali e per l’Autonomia Roberto Calderoli. Ma la commozione per Maroni giunge anche da chi politicamente è sempre stato distante dal Carroccio. Il segretario del Pd Enrico Letta ha twittato il suo omaggio parlando di “tanti confronti. Sempre pieni di rispetto e di sostanza”.
L’ex presidente del Consiglio Roberto Gentiloni lo ha definito “leghista appassionato, ministro competente, uomo leale”, facendo eco al presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini che ha parlato di “un amministratore e un politico determinato e appassionato”. E nelle ore in cui il Terzo Polo sorpassa nei sondaggi la Lega Nord, a ricordare Maroni è anche l’ex premier Matteo Renzi: “E’ stato bello essere avversari ma collaborare sempre”, ha scritto. La stessa “lealtà” ricordata dal capogruppo di Azione-Italia Viva Matteo Richetti ed elogiata dal capo politico del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte che dice addio ad “uno dei protagonisti della politica degli ultimi 30 anni”. Domani pomeriggio l’Aula di Montecitorio ricorderà Roberto Maroni con una commemorazione prevista per le 17.30.(LaPresse)