NAPOLI – L’incubo degli eroi di questa guerra al coronavirus è quello di diventare i principali untori. La preoccupazione dei camici bianchi, partita dal Ruggi di Salerno, ma che ben presto ha interessato tutti i medici e gli infermieri della Campania, è enorme. Il pericolo è che persone contagiate siano al lavoro e non vengano sostituite, esponendo a rischi enormi le loro famiglie e gli stessi pazienti, è ormai evidente. “Medici positivi al contagio ma regolarmente in servizio, fianco a fianco con altri colleghi, personale sanitario e pazienti”.
La voce del sindacato
Il Sumai, dopo l’appello lanciato su Cronache da Anaao nelle scorse ore, insiste. “La nostra segreteria – dicono il segretario regionale Francesco Buonincontri e il vice presidente nazionale Gabriele Peperoni (nella foto) – sta ricevendo da colleghi notizie estremamente preoccupanti. Motivo per il quale abbiamo scritto alla Regione affinché verifichi. Siamo consapevoli che ciò non è contrario alla normativa vigente. Ma riteniamo che una norma nata per le circostanze drammatiche in cui hanno operato ed operano tuttora i colleghi del Nord Italia non si concilii con l’attuale situazione della Campania, dove i medici sono ancora in numero sufficiente per fronteggiare l’avanzare della pandemia”. I medici chiedono a gran voce che le regole del decreto vengano cambiate. E che i camici bianchi positivi non frequentino gli ospedali.
Dispositivi di protezione ‘spariti’
“La carenza di personale sanitario che sta avvenendo in alcune regioni del Nord, particolarmente in Lombardia, è stata conseguenza della mancata messa in quarantena – dice Peperoni – non dobbiamo ripetere gli stessi errori. Stesso discorso anche per il personale sanitario che lavora nei distretti dove c’è una completa mancanza di Dpi e la sanificazione delle strutture è sporadica”.
Un centro di tamponi solo per camici bianchi
Un piccolo passo avanti verso la risoluzione di questo pasticcio arriva dall’ok ufficiale della Regione affinché la Federico II di Napoli possa effettuare tamponi per una prima diagnosi di infezione da Covid-19. E potrebbe diventare questa la sede dedicata all’esame dei test sulla salute dei camici bianchi.
“Adesso la rete campana ha abbastanza centri – dice la direttrice Maria Triassi – da farci pensare ad un percorso dedicato esclusivamente ai medici che lavorano in prima linea. Molti colleghi si trovano nella condizione di attendere tre o quattro giorni per ottenere i risultati dei tamponi oro-faringei. Tempi lunghi che dipendono dal numero enorme di esami richiesti ai laboratori, in primis quello del Cotugno che sta facendo un lavoro straordinario. Credo sia doveroso mettere in piedi per i colleghi che lavorano in “trincea” un canale dedicato grazie al quale avere risultati in tempi rapidi”. La soluzione e lontana. Serve l’intervento del governo per mettere in sicurezza gli eroi di questa battaglia.