Mef, Garofoli rassegna le dimissioni: è considerato il responsabile del caso “manina”, un emendamento non concordato da 84 milioni di euro

Al suo posto, accanto al Ministro dell'Economia e delle Finanze Giovanni Tria, potrebbe arrivare Luigi Carbone oppure Fortunato Lambiase.

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Roberto Garofoli Photo Roberto Monaldo / LaPresse 23-01-2014 Rome (Italy) Chigi palace - Presentation report anti-mafia In the photo Roberto Garofoli

ROMARoberto Garofoli, capo di gabinetto del Ministero dell’Economia ha deciso di dimettersi. Le motivazioni sarebbero da ricercare nell’emendamento non concordato da 84 milioni di euro. Al suo posto, accanto al Ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria, potrebbe arrivare Luigi Carbone oppure Fortunato Lambiase. Il primo, più accreditato a ricoprire il ruolo essendo esperto nel campo amministrativo e già componente dell’autorità per l’Energia elettrica. Il secondo, è invece il capo della segreteria tecnica di Tria.

Garofoli e il caso della “manina” scoperto dai grillini e dal premier Conte 

Risale a metà ottobre la vicenda che investì Garofoli. Il premier Giuseppe Conte si rese conto di un inserimento dell’ultima ora all’interno della manovra che di lì a poco sarebbe stata approvata. Si trattava di un articolo presente all’interno del Decreto fiscale che dava il via libera a 84milioni di euro alla Croce Rossa Italiana. Garofoli in quell’occasione difese la norma ma nonostante le pressioni da parte dei pentastellati, che lo accusavano e ne chiedevano le dimissioni, smentì categoricamente di essere la “manina” autrice dell’inserimento.

Le motivazioni dell’ex capo di gabinetto

Adesso però un nuovo terremoto investe il governo. L’ex capo di gabinetto ha infatti deciso di dimettersi, affidando le proprie dichiarazioni ad una lettera lasciata a Tria. “Formalizzo la volontà, cui ti ho fatto cenno da qualche mese, di lasciare l’incarico per riassumere le mie funzioni di provenienza” ha scritto Garofoli. Ad alcuni dei suoi più stretti collaboratori avrebbe poi spiegato di “aver dovuto spesso evidenziare l’incompatibilità finanziaria o giuridica di alcune scelte politiche o la necessità di perseguirle nel rispetto del quadro delle regole nazionali ed europee”.

 

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