Mergellina tra sangue e terrore: sì ai controlli, la città non si fida

L’assessore De Iesu: “In zona un mix esplosivo, saremo presenti”. Comitati infuriati

NAPOLI – Mergellina è una cartolina macchiata di sangue. Il lungomare simbolo delle passeggiate romantiche, dei momenti spensierati trascorsi in famiglia, delle serate serene tra gruppi di amici che si rilassano in riva al mare è diventato un ring, un luogo in cui chiunque rischia la vita. Due giovani, 18 e 19 anni, ammazzati a colpi di pistola a sette giorni di distanza l’uno dall’altro. Il sangue scorre, la paura cresce. Soprattutto perché chi a Mergellina vive o lavora non si sente tutelato in alcun modo dalle istituzioni. La zona è un punto di incontro, da sempre. E lo è anche per gruppi criminali che nel fine settimana escono dai loro fortini. Giovani armati che sparano per mostrare i muscoli o per una banale lite. Si uccide chi, come Antonio Gaetano, 19 anni, era considerato un ras emergente dei Marsicano di Pianura. Ma anche chi, come Francesco Pio Maimone, 18 anni, a Pianura voleva soltanto aprire una pizzeria. Le istituzioni hanno sottovalutato il pericolo dopo il primo agguato.

L’analisi di De Iesu

Il sindaco Gaetano Manfredi aveva addirittura dichiarato ai quattro venti che “la città non è assolutamente fuori controllo”. C’è stato bisogno della morte di due ragazzi in un luogo cartolina della città, evidentemente, per far cambiare idea al primo cittadino. E l’assessore alla Polizia Municipale e alla Legalità Antonio De Iesu ora ammette senza esitare che “Mergellina è l’ombelico del mondo, con una contaminazione di estrazioni territoriali e comportamentali che rappresentano un mix preoccupante. Si spara di più nei luoghi di incontro nel fine settimana – spiega – I soggetti che fanno parte di organizzazioni criminale si muovono sul territorio e sono meno cauti rispetto a quando restano nei lori fortini. Gli ultimi omicidi hanno connotazioni diverse. Il primo (quello di Gaetano ndr) è di stampo camorristico. Il secondo, invece, è legato alla degenerazione di stili di vita e ci costringe anche a interrogarci sulla formazione. Non si può sparare per una banalità”.

Più controlli a Mergellina

Certo, ma il compito delle istituzioni, Comune di Napoli compreso, è quello di fare tutto il possibile per garantire la sicurezza. E dopo qualche incertezza di troppo, qualcosa si muove: “Sono stati predisposti dei controlli specifici in quella zona. Noi impegneremo le unità della Polizia Municipale, con carri attrezzi a disposizione, per contrastare la sosta selvaggia e occuparci della viabilità, mentre le forze dell’ordine effettueranno i servizi di loro competenza. Queste saranno misure stabili che si ripeteranno per ogni fine settimana da ora in avanti”, aggiunge De Iesu. Dopo l’agguato a Gaetano, poi morto giovedì dopo 10 giorni in terapia intensiva, il Comitato per l’ordine e la sicurezza aveva predisposto il presidio della zona per le serate di venerdì e sabato. E domenica scorsa è stato ucciso il 18enne innocente Maimone, colpito da un proiettile esploso per una lite innescata da un pestone alla costosa scarpa indossata da Francesco Pio Valda, 20 anni, fermato per omicidio, alla quale non aveva nemmeno partecipato. “Bisogna evitare che Mergellina diventi un ring – conclude De Iesu – In sede di Comitato per l’Ordine e la sicurezza è stato deciso di stabilire il presidio anche la domenica sera. Lunedì ci sarà un’altra riunione. E’ iniziato un percorso di controllo coordinato e andremo avanti in questa direzione”.

I cittadini non si fidano

I cittadini della zona, così come i titolari degli chalet, però, non si fidano. Troppe promesse nel corso degli anni e qualche reazione in seguito a fatti di sangue. Ora ci risiamo e chi vive a Mergellina è sconfortato: “C’è bisogno di potenziare i controlli sul territorio, specialmente la notte. Bisognerebbe installare le telecamere di sorveglianza che non ci sono – spiega Maria Pia Laino, portavoce del comitato ‘Salviamo Mergellina’ – I chioschi vicini al molo Luise accolgono con musica ad alto volume per tuta la notte molti ragazzi senza regole. E nemmeno su questo, finora, le istituzioni hanno vigilato più di tanto. Quelle di questi giovani sono morti annunciate. Più controlli? Siamo alle promesse, per ora. Vedremo. Già se garantissero il presidio del territorio e ci consentissero di dormire e non rischiare di morire ogni sera sarebbe un passo avanti”.

La paura prende il sopravvento

E’ la paura, inevitabilmente, il sentimento dominante, immediatamente seguito dalla rassegnazione. “Siamo in una situazione paurosa. Dall’amministrazione comunale Manfredi, mi dispiace dirlo, non mi aspetto niente. Abbiamo fatto tante richieste per migliorare la situazione ce ci hanno sempre respinti con un atteggiamento assurdo. Il sindaco Manfredi batta un colpo, se c’è – dice Caterina Rodinò, presidente del Comitato Chiaia Viva e Vivibile – Prima le stese, poi gli accoltellamenti, ora gli omicidi. I presidi fissi delle forze dell’ordine servono da deterrente e garantiscono un intervento immediato. Li abbiamo chiesti anche per i baretti di vicoletto Belledonne, ma niente. Per ora ci sono solo le chiacchiere. Parlano di diritto al divertimento. Ma quale divertimento? Ripongo le mie speranze nella Prefettura e nelle forze dell’ordine. I locali possono stare aperti fin quando c’è la disponibilità di una presenza fissa di polizia e carabinieri, altrimenti devono chiudere prima, perché i pericoli sono troppi. La gente qui ha paura – conclude Rodinò – La sensazione che queste zone siano terra di nessuno è fortissima”. La stessa sensazione che ha raccontato di avere la titolare del Mena Pub di Mergellina. “Uno sguardo di troppo o un pestone dato in maniera involontaria possono scatenare la follia. E non parlo soltanto dei più giovani. Di sera, ma anche più tardi, qui si vede di tutto”. Ora lo Stato reagisca. Una passeggiata sul lungomare non può diventare una roulette russa.
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