Non c’è chi non ricordi la storia di Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda. Una saga che tutti i bambini hanno letto, tratta dalla traduzione dell’opera medioevale in lingua latina “Historia Regum Britanniae” scritta da Goffredo di Monmouth. Tra i personaggi più popolari di quella favola spiccano il cavalier Lancillotto ed il Mago Merlino. Parimenti, venendo ai giorni nostri, tutti ricorderanno il noto presentatore del festival canoro “Lo Zecchino d’oro” Cino Tortorella nelle vesti del “Mago Zurlì”. Ora, il primo, Merlino, era intento, tra alambicchi fumanti e ritrovati vari, a confezionare medicine miracolose e filtri magici, il secondo, a presentare, nel suo colorito costume di scena, i bambini che si cimentavano a cantare le canzoncine che hanno accompagnato intere generazioni di fanciulli. Due personaggi che, per quanto favoleggiati, hanno dunque svolto compiti sostanzialmente diversi: l’uno intento nella ricerca esoterica di mirabolanti pozioni benefiche, l’altro calato nei panni di mero accompagnatore di cantanti in erba. A questi personaggi è corsa la mente come estrema sintesi iconica e riflessiva dello spettacolo a cui gli Italiani stanno assistendo, in queste ore, per quanto concerne le trattative legate alla scelta del nuovo Capo dello Stato. In particolare sul versante del centrodestra che, con una strabiliante serie di capovolgimenti di fronte (e di nomi), sta allestendo uno spettacolo degno di quello messo in campo dall’Istituto Antoniano di Bologna con lo show canoro condotto da Zurlì. I protagonisti, se mai ci fosse stato bisogno di ulteriore conferma, si stanno mostrando in tutta la loro monumentale inadeguatezza politica, tattica ed etica al tempo stesso. Dopo aver presentato, infatti, una terna, nella quale spiccavano nomi autorevoli che per storia personale ben potevano salire sul Sommo Colle, eccoli fare marcia indietro con altre designazioni. Un sintomo di indecisione e di contraddittorietà che indebolisce non poco questo lato della barricata. Lo indebolisce sul piano politico perché mette in evidenza che gli stessi proponenti poco credono nelle persone che designano dopo averle esposto al pubblico giudizio. Lo indebolisce sul piano tattico perché è ormai evidente che ogni designazione da loro pervenuta dovrà essere benevolmente valutata ed accettata anche dal centrosinistra, concedendo a quest’ultimo (che ben si riserva di fare nomi), un diritto di veto più che di gradimento. Lo indebolisce, infine, sul piano etico perché i designati sono personalità di spessore che non debbono essere esposte al cinismo ed alla momentanea convenienza di lorsignori. E’ ormai chiaro che Enrico Letta e la compagnia di giro che egli rappresenta, con faziosità e acrimonia non esprimeranno mai un gradimento sui nomi che Salvini e i suoi oseranno fare. Presentare un uomo di alto spessore culturale come Marcello Pera, alla valutazione di persone che non gli arrivano ai garretti, è paradossale. Peraltro al posto di Pera, autorevole ex presidente del Senato, si propone, appena dopo poche ore, il nome di Maria Elisabetta Casellati attuale prima inquilina di Palazzo Madama, ovvero di una personalità politica di autorevolezza ben più bassa rispetto a Pera ancorché espressione di una medesima (ricoperta) carica parlamentare. Così per il nome di Franco Frattini che, ripescato estemporaneamente, viene bocciato dai semi analfabeti a cinque stelle. Al di là degli identikit ignominiosamente bocciati dagli avversari, la questione mette in mostra l’inadeguatezza della classe dirigente di centrodestra, e quanto sia ipotetica la compattezza di quel fronte che tra poco si dovrà presentare alle urne. Piccoli “personaggetti” che gonfiano il petto ergendosi ad eredi di Silvio Berlusconi, già bruciato in precedenza, per rinnovarne le vittoriose gesta elettorali, per poi rivelarsi dei dilettanti allo sbaraglio che presentano ogni giorno un giovane debuttante ad una gara canora tra bambini. Il mutismo levantino del centrosinistra e l’inadeguatezza del centrodestra fanno apparire chiaro che la scelta ricadrà sul nome di un soggetto neutro che non farà ombra a nessuno e sarà espressione del meno peggio. Se la discussione in atto verte intorno agli equilibri della maggioranza parlamentare ed alle poltrone da occupare nel governo a guida di Mario Draghi, diventa necessario trovare un compromesso al ribasso che faccia salve le ambizioni, gli appetiti dei gruppi parlamentari e la stabilità del governo per evitare uno scioglimento anticipato del Parlamento e dunque il ricorso alle elezioni anticipate. Sarà poi ben facile cucire addosso all’eletto mirabolanti qualità umane e politiche affinché il popolo abbocchi e si beva la mistura distillata dagli alambicchi della politica di basso conio. Ci avevano raccontato la favola dell’austero alchimista Merlino e rischiamo di vedere seduto sul più alto scranno della Repubblica la fotocopia di Zurlì.