E’ di queste ore la notizia che la procedura per decretare il divorzio tra i coniugi subirà un’accelerazione tanto da ridurre a meno di un anno i tempi di attesa. Parimenti saranno destinati a calare, e di molto, i costi di avvocatura e procedura legale. La nuova legge – perché è di questo che si sta parlando – ridurrà i tempi da tre a un anno in caso di separazione giudiziale e da tre anni a sei mesi, in caso di separazione consensuale. I suddetti termini decorreranno dalla data della prima udienza dinanzi al Tribunale. Chiariamo. La separazione è detta “consensuale” quando c’è accordo tra marito e moglie e giudiziale quando invece non esiste alcun accordo preventivo con i coniugi che si affidano al giudizio del magistrato. La nuova norma introduce anche altre due tipologie di separazione: quella tramite negoziazione assistita dei propri avvocati e quella, invece, che si sviluppa direttamente dinanzi all’ufficiale di stato civile (sindaco) in Comune. Al di là dell’accelerazione dei tempi, tali ulteriori modalità dovrebbero aiutare anche ad evitare gli alti costi del giudizio e le spese sostenute per affrontarlo. Insomma: al di là delle norme introdotte e delle procedure semplificate, siamo innanzi a una gestione “liquidatoria” del matrimonio e dell’unione contratta innanzi alla legge, senza particolari patemi o ripensamenti. Un’ulteriore e veloce possibilità di cancellare in un batter d’occhio quella che una volta si chiamava “famiglia”. I figli? Poco importa: si adegueranno, come fanno al Mc Donald’s, a subìre la perdita dei fisiologici punti di riferimento a cui avrebbero di norma diritto visto che qualcuno, fino a prova contraria, li avrà pur messi al mondo assumendosi l’onere di vederli crescere ed istruire come si conviene! Peccato che in tutti i riti previsti, quelli vecchi e quelli “fast”, non ci sia ombra di quello che pensano loro, i più piccoli; e, ormai, manca anche il tempo per un esame delle ricadute pratiche, psicologiche e affettive che il trauma della separazione potrebbe arrecare a questi incolpevoli esseri umani. Non mi inoltrerò nella difesa del valore della famiglia, di quanto essa abbia costituito, e tutt’ora costituisca, l’elemento comune sul quale poggia la società. E’ d’uopo invece registrare come in un’epoca in cui l’egoismo e l’edonismo regnano sovrani, già paghiamo uno scotto per gli altri fattori disaggreganti del modello fisiologico di nucleo familiare e dell’umana convivenza. Abolita la differenza tra i generi, quella della procreazione fisiologica, quella della morte naturale, quella dell’istruzione tradizionale, non possiamo che convivere in una società liquida, tanto da giungere finanche alla fluidità dei rapporti sessuali come elemento emancipante dei generi umani. Insomma: si fluttua in un mare di relativismo etico, in una mentalità che cancella e abbatte i vecchi valori per sostituirli con il nulla se non con l’idiosincrasia verso tutto ciò che può essere predeterminato secondo la natura e la storia dell’umanità stessa. Quali certezze sociali, etiche e biologiche, dovrebbero orientare queste generazioni private di tutto ed illuse da una libertà che non declina la responsabilità, da un umanesimo ormai soggetto al progresso tecnologico e merceologico, dalla pretesa di trasformare le proprie pulsioni in diritti sacri da rivendicare, di orizzonti evanescenti e multiformi quanto indefiniti? E’ questa la modernità, il progresso della nostra specie proteso verso il futuro? Non garba a nessuno fare il moralista, il bastian contrario, l’oppositore delle mode e dei gusti, ma c’è rimasto qualcosa di solido, di elaborato dalla logica e dal pensiero, dalla morale e dalla cultura, dalle esperienze pregresse cui appoggiarsi, nel mentre la società tutta su disgrega, in omaggio alla praticità, alla convenienza, alla superficialità dell’essere? Per fortuna il matrimonio, almeno per i credenti, rappresenta un sacramento e non un codicillo da cancellare in sei mesi, ma quanti cattolici ne hanno consapevolezza e rispetto? La secolarizzazione della morale della Chiesa, il Papato, disinvolto e popolare, di Jorge Mario Bergoglio che si avvita solo sulla pastorale e sulla catechesi per i poveri, abbandonando la dottrina e la sacralità della figura pontificale, i dogmi e la legge morale, aggiungono anch’essi un buon peso a questo bailamme etico, incrementando il disorientamento e gli interrogativi umani e morali. La legge sul divorzio fu presentata, nel lontano 1970, dai deputati socialisti Fortuna e Baslini per liberare quanti vivevano il disagio delle catene di un vincolo indissolubile che li rendeva succubi e infelici. Non prevedeva certo che le unioni e gli scioglimenti si potessero consumare come un pacchetto di pop corn, inseguendo il pressappochismo frettoloso dei matrimoni contratti a Las Vegas. Certo aumenterà la velocità, parametro balordo di questa era dai consumi superflui, ma il tutto andrà a discapito della struttura sociale e del progresso umano basato sulla civiltà intesa come espressione dell’etica e dell’umanità. Magari con il sottofondo della canzone di Paolo Conte “Messico e Nuvole”…