BAGHDAD – Gabriele Micalizzi è stato ricoverato nell’ospedale americano “Omar field” a Baghdad. Ferito durante uno scontro sul fronte tra Isis e forze curde nel sud-est della Siria, il fotoreporter italiano non è in pericolo di vita. I soccorritori hanno portato via Micalizzi dal luogo dello scontro, dove una scheggia di un colpo di lanciagranate portatile anticarro lo ha ferito, sulla sponda orientale dell’Eufrate. Tratto in salvo insieme al collega brasiliano Gabriel Chaim della Cnn, il fotoreporter ha atteso per ore mentre si decideva sulla destinazione. Infine Micalizzi è giunto a Baghdad, dove è arrivato la notte scorsa. Secondo quanto si apprende, il fotoreporter avrebbe perso un occhio a causa della scheggia che l’ha colpito al volto.
Dall’attacco dell’Isis al villaggio di Baghouz al ricovero a Baghdad
Le ricostruzioni su quanto accaduto al villaggio di Baghouz sono nebulose e imprecise. Nel corso dell’attacco per debellare le ultime sacche del califfato Micalizzi è rimasto ferito dalla scheggia di una granata sparata da un Rpg. Insieme a lui è stato colpito anche un soldato delle milizie curde Ypg. Heval Bahoz il nome dell’uomo ferito dalla granata. Insieme al collega Chaim della Cnn presente sul posto, si pensava inizialmente di portare Micalizzi a Erbil oppure a Sulaymaniyya. All’ultimo momento la decisione di trasportarlo direttamente a Baghdada, nel cuore dell’Iraq. Qui il fotoreporter è stato ricoverato nell’ospedale militare degli Stati Uniti.
L’inchiesta della procura: i carabinieri indagano per l’attentato a fini di terrorismo
Micalizzi sarebbe fuori pericolo di vita. Mentre il Paese attende il ritorno del fotoreporter la procura di Roma ha nel frattempo aperto un’indagine su quanto accaduto, per il reato di attentato con finalità di terrorismo. Il pm Sergio Colaiocco ha affidato la delega per le indagini ai carabinieri del Ros, che procederanno alle indagini del caso. Mentre in questi giorni Micalizzi si trovava a documentare l’offensiva internazionale contro le milizie dell’Isis, fino a pochi giorni prima era a Kobane, per raccontare al mondo e all’Italia la rinascita della città simbolo del conflitto.