MILANO – È in Italia Gabriele Micalizzi, il fotografo ferito l’11 febbraio scorso nella Siria orientale mentre si trovava sulla linea del fronte tra le forze curde e i miliziani dell’Isis. Era ricoverato a Baghdad in un ospedale americano e da qui un aereo dell’Aeronautica militare lo ha portato nel capoluogo lombardo. L’unità di crisi della Farnesina ha coordinato le operazioni di rimpatrio ed ora Micalizzi potrà avere tutte le cure di cui necessita. È senza dubbio fuori pericolo ma le conseguenze delle schegge del razzo esploso a due passi da lui sono comunque importanti.
Le conseguenze sul corpo di Micalizzi dopo il ferimento
Al 34enne, infatti, sono state amputate due falangi del medio e del mignolo della mano destra e il braccio sinistro è fratturato. Compromesso, ma comunque recuperabile, l’udito dalla parte sinistra anche se il problema più grave riguarda la lesione al nervo ottico dell’occhio sinistro. In questa occasione Micalizzi è già stato operato nella capitale irachena e ora le cure proseguiranno a Milano. La Procura di Roma, contemporaneamente alla situazione medica, ha aperto un fascicolo di indagine che è coordinata dal sostituto procuratore Sergio Colaiocco.
Le indagini
Saranno i carabinieri del Ros a ricostruire la dinamica dei fatti, considerando in ogni caso che il reato ipotizzato è attentato con finalità di terrorismo. Secondo le notizie raccolte fino a questo momento, è stato colpito su un edificio sul fronte tra forze curde e militanti Isis. Su quel palazzo stava riprendendo anche la Cnn e da lì potrebbero dunque arrivare risposte importanti. Per capire cosa è successo realmente, come Micalizzi sia stato ferito e da chi. Lui, 34 anni, da quasi 10 anni nelle zone di conflitto, era amico di Andrea Rocchelli, ucciso in Ucraina cinque anni fa. Oggi si viaggia su un doppio binario. Quello delle cure, che dovranno consentire a Micalizzi di riprendersi nel migliore dei modi, e quello delle indagini. Entrambi percorsi molto complicati.