RAGUSA – Migranti, 164 sbarcati nei giorni scorsi a Lampedusa: fermati 4 scafisti. La polizia di Ragusa, a seguito dell’arrivo nella serata del 17 ottobre di 164 migranti, ha raccolto gravi indizi di colpevolezza a carico di 4 scafisti (3 algerini e 1 tunisino) di età compresa tra i 28 e i 35 anni. Secondo i testimoni sono loro che hanno condotto l’imbarcazione, partita dalle coste libiche. I migranti sono sbarcati a Lampedusa tra il 12 e il 16 ottobre e subito dopo sono stati trasferiti all’hotspot di Pozzallo.
Gli uomini della Squadra mobile di Ragusa, con la partecipazione di un’aliquota della sezione operativa navale della guardia di finanza, hanno sottoposto a fermo 4 scafisti. La sera del 17 sono stati trasferiti 164 migranti. Provenienti da diverse regioni dell’Africa, all’hotspot di Pozzallo a seguito di più sbarchi avvenuti tra il 12 e il 16 ottobre a Lampedusa. Le indagini sono state coordinate dalla Procura di Agrigento diretta da Luigi Patronaggio. Il tunisino è accusato di aver condotto una barca in legno con oltre 100 migranti a bordo. E i 3 algerini un’altra barca in legno con circa 60 persone a bordo. Sono state raccolte le dichiarazioni dei passeggeri che non hanno avuto alcun dubbio rispetto alla condotta degli scafisti. Che fino a pochi secondi prima della partenza dialogavano con i complici in Libia.
1000 euro a testa
I testimoni hanno raccontato di aver pagato circa 1.000 euro caduno e descritto con molta precisione il ruolo degli scafisti. Anche nei rapporti con i complici presenti in Libia, avendo sentito le diverse telefonate tra loro. I sostituti procuratori della Repubblica di Agrigento, dopo aver esaminato le fonti di prova raccolte dalla polizia giudiziaria, hanno disposto il fermo degli indagati. Ieri personale della Squadra Mobile di Ragusa ha eseguito il fermo di due degli indagati. Mentre il terzo è stato eseguito dalla Squadra mobile di Caltanissetta, dove subito dopo l’arrivo era stato trasferito. E il quarto dalla Squadra mobile di Agrigento perché il tunisino era ancora a Lampedusa.
(LaPresse)