BRUXELLES – Uno slancio al Patto Migrazione Ue e alla riforma delle regole di Schengen. La presidenza francese del Consiglio Ue mette il turbo a temi complessi e fermi da tempo, come il Patto sulla politica migratoria lanciato dalla Commissione più di un anno fa.
I ministri degli Interni dei 27, riuniti a Lille in un Consiglio informale, hanno dato il loro ok unanime a due proposte avanzate dalla Francia: quella di istituire un Consiglio di Schengen, che riunisca i membri dell’area del libero passaggio per prendere decisioni sulle politiche migratorie, compresa la prevenzione delle difficoltà e una risposta rapida in caso di crisi, e quella di un approccio a fasi per l’approvazione del Patto sulla migrazione e l’asilo.
Raro che si prendano decisioni nei Consigli informali ma questa volta c’è già la data per il nuovo organismo di Schengen, il 3 marzo, in coincidenza con il Consiglio Affari interni Ue, stavolta ufficiale. C’è poi l’ok dei ministri a un percorso a tappe che potrebbe sbloccare lo stallo sulla politica migratoria.
Sprizza entusiasmo la commissaria Ue agli Affari interni, Ylva Johansson, che si dice ispirata e che non ha lesinato ampi elogi alla presidenza francese: “Penso che il presidente Macron abbia mostrato una forte leadership, soprattutto riguardo alla questione dell’area Schengen e della migrazione. Avevo grandi aspettative e oggi le avete soddisfatte”, ha affermato la commissaria a margine dell’incontro. Il principio avanzato da Parigi per sbloccare la situazione sul patto è quello di procedere a passi. Secondo il ministro degli Interni francese, Gerald Darmanin, la prima fase sarà “l’adozione dello screening, del regolamento e della redazione e interoperabilità dei file. Quindi ci occuperemo della registrazione delle persone che arrivano alle frontiere esterne. E quanto alla solidarietà ci sarà un meccanismo, che dovremmo concordare, per i rimpatri volontari. Avremo molti bilaterali su questo”.
Quindi, se ci sarà “l’equivalenza tra solidarietà e responsabilità, allora saremo in grado di attraversare quella prima fase”. Ci sarà poi tutto il capitolo della dimensione esterna, con gli accordi bilaterali con i paesi terzi, che potrebbero includere anche finanziamenti in cambio di una politica sui rimpatri.
Nei prossimi mesi, insomma, l’Europa si troverà a dover ripensare e ridisegnare le sue regole ai confini interni ed esterni. Su Schengen, con un regolamento degli anni Novanta che ormai ha mostrato le sue debolezze di fronte a nuovi eventi come la pandemia, gli attacchi ibridi quello di Lukashenko, il terrorismo o i flussi migratori.
Allo stesso tempo servirà rafforzare i confini esterni e superare il Regolamento di Dublino che obbliga il paese di primo arrivo ad accogliere il migrante fa richiesta di asilo. “Non ci sarebbe politica migratoria a livello europeo senza una dimensione significativa per la gestione delle frontiere”, ha affermato il vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, che ora punta ad “accelerare su entrambi i binari: Schengen e migrazione e asilo”, prevedendo l’approvazione delle nuove regole sullo spazio di circolazione interno già entro giugno, sotto la presidenza francese.
Quando si parla di gestione europea delle frontiere esterne si dice Frontex, l’agenzia che negli ultimi anni ha visto aumentare sempre più il suo personale. E’ la più grande agenzia Ue, ha diecimila uomini armati all’attivo ma ha ancora una struttura amministrativa di un’agenzia di 15 persone e manca di un condimento politico.
Da qui l’idea, sorta in modo estemporaneo, della commissaria Johansson: “Forse dovremmo almeno una volta all’anno avere un consiglio di amministrazione politico (board) per Frontex con i ministri che si riuniscono e assumono una guida politica e facciano una politica per lo sviluppo di Frontex”, ha affermando dicendo di voler tastare il terreno tra i ministri.
La commissaria ha poi ricordato la recente morte dei 12 migranti al confine tra Grecia e Turchia. “Penso che siano morti per congelamento e ovviamente questo non dovrebbe mai accadere”, ha rimarcato. Secondo Johansson il Patto Ue servirà anche a prevenire le morti dei migranti sulle rotte senza dimenticare il diritto di asilo. “Dobbiamo proteggere i nostri confini e prevenire gli arrivi irregolari – ha sottolineato -. Ma dobbiamo farlo in linea con i nostri valori e per proteggere il diritto di chiedere asilo”. Dobbiamo proteggere i nostri confini e prevenire gli arrivi irregolari. Ma dobbiamo farlo in linea con i nostri valori e per proteggere il diritto di chiedere asilo”.(LaPresse)