ROMA – “Regolarizzare i circa 600 mila lavoratori irregolari non significa solo tentare di combattere l’illegalità garantendo il diritto ad un lavoro retribuito e non relegato ai margini della società, in una condizione di schiavitù, ma potrebbe aiutare le autorità a debellare definitivamente, almeno per i braccianti, il vile fenomeno del caporalato. Senza contare che sono svariate centinaia le colf e le badanti impiegate senza un contratto di lavoro che, in assenza di una regolarizzazione, rischiano di non poter beneficiare di nessuna forma di sostentamento dello stato a maggior ragione oggi, quando le restrizioni nei movimenti hanno costretto l’interruzione di queste collaborazioni. Inutile nascondersi dietro un dito, dobbiamo riconoscere che la cura dei nostri anziani e delle nostre case è affidata a queste figure che reggono quel pezzo di welfare familiare privato dove lo Stato non arriva. Sappiamo bene quanto siano inconciliabili fra loro il rientro al lavoro e le scuole chiuse nell’organizzazione familiare a cui corrono in aiuto babysitter per i figli e colf per gli anziani, viceversa tutto il lavoro di cura graverebbe sulle spalle delle donne che però, giustamente, rivendicano il diritto della parità di genere. Voglio rivolgere un appello a tutte le forze di governo, chiedendo a tutti il coraggio della verità: senza una seria regolarizzazione contribuiremo ad alimentare le voragini delle povertà illegali dove regna la discriminazione e la disumanizzazione della forza lavoro”. Lo dice senatore di LeU Francesco Laforgia.
Migranti, Laforgia: “Appello alle forze del governo, chiedo il coraggio della verità”
“Regolarizzare i circa 600 mila lavoratori irregolari non significa solo tentare di combattere l’illegalità garantendo il diritto ad un lavoro retribuito e non relegato ai margini della società, in una condizione di schiavitù, ma potrebbe aiutare le autorità a debellare definitivamente, almeno per i braccianti, il vile fenomeno del caporalato".