ROMA – Fra chi c’era prima e chi c’è ora, la poltrona del Viminale continua a scottare. Proprio il ministero dell’Interno, infatti, è il fulcro della gestione della questione migratoria, quella che storicamente fa alzare il volume dello scontro fra la maggioranza e l’opposizione. Non per nulla, per il dicastero il governo giallorosso ha scelto l’unico tecnico della sua compagine. Ed è proprio Luciana Lamorgese a rispondere alle accuse del suo predecessore Matteo Salvini sulla moltiplicazione degli sbarchi con il nuovo esecutivo.
“L’invasione di migranti non c’è. E i rimpatri aumentano. L’unico incremento è quello degli arrivi autonomi dei tunisini. Ma a ottobre ne abbiamo rimandati indietro sei su dieci”, dice a chiare lettere in un’intervista a Repubblica. L’ex prefetto di Milano inoltre sottolinea il cambio di passo con l’Europa che “ora ci aiuta”. Per puntellare la sua tesi, Lamorgese prende ad esempio l’ultimo sbarco della Ocean Viking, per il quale Francia e Germania hanno offerto la disponibilità ad accogliere il 72 per cento dei migranti “dando di fatto già attuazione al pre-accordo di Malta, che comincia quindi a dare i primi risultati”.
Una ricostruzione che il leader della Lega non può accettare
“Gli sbarchi sono cresciuti sia a settembre (2.498 nel 2019 contro i 947 del 2018) che a ottobre (2.015 contro i 1.007 di un anno fa), ovvero da quando c’è lei”, scrive su Facebook. E pure sui rimpatri Salvini puntalizza come “le procedure accelerate per espellere i clandestini nelle zone di frontiera, sono frutto del Decreto sicurezza. Pensano che gli italiani siano scemi? Sono incapaci o complici?”.
Un botta e risposta destinato a continuare all’infinito, ma nel frattempo il governo ha un’altra gatta da pelare, ovvero il memorandum Italia-Libia del 2017. La volontà del governo, come spiegato in aula dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, è quella di modificarne e migliorarne i contenuti.
In maggioranza non mancano i malpancisti
In prima fila c’è Italia Viva che, tramite Davide Faraone, chiede di cambiare gli accordi con la Libia e, soprattutto, di “smontare i decreti insicurezza” di Salvini “un minuto dopo aver finito di lavorare alla manovra”. Un altro fronte caldo sul quale presto i nodi dovranno venire al pettine. (LaPresse)