“La cosiddetta guardia costiera libica collabora con i trafficanti di uomini”. A denunciarlo è Sea Watch, che su Instragram pubblica una serie di immagini riprese dal loro a aereo Sea Brird, nelle quali si vede un’imbarcazione carica di migranti intercettata da una motovedetta. la stessa barca, invece di essre distrutta, per Sea Watch viene riporta in Libia e tre giorni dopo di nuovo in mare con a bordo altre persone. “La cosiddetta guardia costiera libica è profumatamente finanziata e addestrata dall’Italia e dall’Europa, impedisce sistematicamente alle persone di fuggire dai centri di detenzione e attraversare il Mediterraneo con intercettazioni e respingimenti illegali – si legge nel messaggio postato da Sea Watch – . Abbiamo le prove della collaborazione di questa milizia criminale con gli scafisti, come nel caso documentato”.
“L’8 ottobre, l’equipaggio del nostro aereo da ricognizione Seabird ha avvistato un’imbarcazione blu chiaro con circa 50 persone a bordo – precisa lòa Ong – . Fate caso al numero e ai segni sullo scafo dell’imbarcazione. Dall’alto, abbiamo visto una motovedetta della cosiddetta guardia costiera libica intercettare le persone in fuga. Davanti ai nostri occhi è avvenuto l’ennesimo respingimento illegale, tutte le persone sono state portate a bordo e respinte in Libia. Ma, invece di dare fuoco all’imbarcazione per renderla inutilizzabile, i libici sono saliti a bordo e hanno fatto qualche giro di prova, mentre SeaBird ha dovuto abbandonare la scena. L’11 ottobre, tre giorni dopo, dal cielo avvistiamo la stessa imbarcazione: stesso numero, stessi colori, stessi identici segni, ma a bordo ci sono altre persone”.
“Dal 2017 la cosiddetta guardia costiera libica ha ricevuto oltre 100 milioni in formazione ed equipaggiamenti (57,2 milioni dal Fondo fiduciario per l’Africa e 45 milioni solo attraverso la missione militare italiana dedicata) – denuncia la Ong – . Il Memorandum Italia-Libia prevede il sostegno di questo corpo militare attraverso fondi, mezzi e addestramento. Continuare a supportarla significa non solo contribuire direttamente e materialmente al respingimento di uomini, donne e bambini, ma anche sostenere i centri di detenzione dove le persone vengono sottoposte a trattamenti inumani e degradanti, abusate e uccise”.
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