Quando Enrica e Bruno Volpi sono arrivati nel quartiere di Villapizzone, alla periferia di Milano, hanno trovato solo un rudere. Era il 1978 e la cascina che un tempo apparteneva ai conti Radice Fossati era fatiscente, con una stalla pericolante e terreni incolti. Insieme a Danila e Massimo Nicolai e con il supporto di una comunità di padri gesuiti, hanno deciso di avviare un imponente progetto di recupero.
Il lavoro di ristrutturazione è stato impegnativo ma guidato da un forte entusiasmo collettivo. Mentre gli uomini si sono occupati dello sgombero e della ricostruzione materiale dell’edificio, le donne si sono prese cura dei bambini, gettando le basi per un nuovo modello di convivenza. L’obiettivo era chiaro fin da subito: creare un luogo dove vivere insieme, aiutandosi e sostenendosi a vicenda, mettendo al centro i legami affettivi e la fiducia reciproca.
Questa visione si è tradotta in un sistema economico basato sulla totale condivisione. Le famiglie che risiedono nella struttura mettono in comune spese e guadagni attraverso una cassa unica, dalla quale ciascuno può attingere secondo le proprie necessità. Le eccedenze accumulate a fine anno non vengono divise, ma reinvestite in nuovi progetti decisi dall’intera collettività, rafforzando un circolo virtuoso di solidarietà e autosufficienza.
Quella che era iniziata come l’avventura di poche famiglie pioniere è diventata una realtà consolidata. Oggi, il borgo solidale di Villapizzone ospita circa cinquanta persone, tra cui i membri fondatori, altre sei famiglie stabili, alcuni gesuiti e ospiti temporanei accolti in base alle necessità. Questo esperimento sociale si è dimostrato un successo, tanto da diventare un punto di riferimento per l’abitare condiviso in Italia.
Il successo del modello ha portato alla nascita dell’associazione “Mondo di Comunità e Famiglia”. Questa organizzazione ha promosso e supportato la creazione di altre 35 realtà simili sparse su tutto il territorio nazionale. Attualmente, oltre 160 famiglie vivono stabilmente in questi contesti, sperimentando una genitorialità allargata con appartamenti comunicanti e momenti conviviali condivisi, come pranzi e cene comuni.
L’apertura verso l’esterno è un pilastro fondamentale del progetto. I residenti non si chiudono in sé stessi, ma accolgono attivamente bambini in affido temporaneo e nuclei familiari che attraversano momenti di difficoltà. Dalla sua fondazione, la sola struttura di Villapizzone ha ospitato oltre 500 persone. A testimonianza di questo spirito di inclusione, è nato anche “Quasilocanda”, un bar e ristorante che funge da centro di aggregazione per giovani e anziani del quartiere.
L’esperienza di Villapizzone ha ridefinito il concetto di “famiglia”, estendendolo a una rete di supporto sociale e urbano. Un progetto che ha dimostrato come la rigenerazione di uno spazio fisico possa andare di pari passo con la creazione di un tessuto sociale più forte e resiliente.





















