Minacce al direttore di Cronache, interrogazione parlamentare

La deputata di Leu De Lorenzo al ministro dell’Interno Lamorgese: “Preoccupante la chiamata alle armi che il ras dei Casalesi Cellurale fa ai suoi sodali rimasti liberi”

Maria Bertone

NAPOLI “Nessuna minaccia può limitare la libertà di stampa tutelata dalla legge e garantita dall’art. 21 della Costituzione e silenziare così i giornalisti e giornaliste cui deve essere garantito l’esercizio autonomo e libero del fondamentale diritto di cronaca e di inchiesta, sempre più a rischio in un territorio come quello di Terra di Lavoro oppressa dal crimine organizzato”: è uno dei passaggi dell’interrogazione parlamentare che la deputata Valeria Rina De Lorenzo ha depositato presso gli uffici della Camera. Al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha chiesto di conoscere quali iniziative intenda mettere in atto “per monitorare attentamente episodi di minacce, aggressioni o intimidazioni rivolte a direttori e giornalisti con particolare riguardo a quelli che lavorano presso le testate giornalistiche locali e in territorio dove maggiore è la presenza della criminalità organizzata”.
Il riferimento, come si legge all’inizio del testo, pubblicato ieri, è al direttore di Cronache Maria Bertone, che è stata “oggetto di pesanti minacce contenute in una lettera a lei inviata da un detenuto all’epoca recluso presso la casa circondariale di Palermo “Pagliarelli; l’autore della missiva è un ergastolano appartenete al clan dei Casalesi, detenuto per i reati di omicidio e di associazione camorristica”.

Giovanni Cellurale, si ricorderà, ha inviato presso la nostra redazione una lettera dal contenuto gravissimo, con cui minacciava apertamente e direttamente il nostro direttore, reo di non aver pubblicato una sua precedente lettera, in realtà mai arrivata: “Sai, ti stavo pensando. Spero di vero cuore che al più presto uscirò, così ti faccio saltare in aria – scriveva l’ergastolano, appartenente al gruppo camorristico dei Caterino di Cesa, fazione Bidognetti dei Casalesi – Ora lo dico a tutti, che se qualcuno esce prima di me ti deve sparare 10 colpi tutti in bocca, a te e a tutta la tua razza di merda”: proprio questo, in effetti, il passaggio più preoccupante della missiva, dove Cellurale, ristretto per i prossimi 30 anni essendo condannato all’ergastolo, fa una vera e propria chiamata alle armi ai suoi sodali all’esterno, rendendo il pericolo tangibile e concreto.

A seguire l’interrogazione ricorda i successivi passaggi messi in atto dal direttore Bertone: “Di quanto accaduto è stata sporta denuncia all’autorità giudiziaria che ha avviato le indagini di rito ed è stata attivata per la giornalista la sorveglianza saltuaria presso il domicilio e il luogo di lavoro, disponendo, altresì, il passaggio di un’auto delle forze dell’ordine presso la sede del giornale; in queste settimane la direzione distrettuale antimafia di Napoli ha chiesto il rinvio a giudizio per l’autore di questa vile lettera e lo scorso 29 marzo si è tenuta l’udienza preliminare”, aggiornata al prossimo 24 maggio.

“Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti ha espresso solidarietà per l’accaduto manifestando vicinanza a tutti i giornalisti e le giornaliste minacciati, aggrediti o intimiditi”, ha ricordato la deputata De Lorenzo, concludendo: “In tale contesto è necessario uno straordinario impegno volto a difendere l’operato di giornalisti e giornaliste da intimidazioni, minacce e ritorsioni”.
Ecco perché il ministro dell’Interno è chiamato a riferire in Aula circa le iniziative di competenza che intenda assumere “a tutela della libertà di stampa mirate all’adozione di strategie di prevenzione e contrasto del fenomeno garantendo così maggior tutela e ‘agibilità’ professionale e culturale a tutti quei cronisti italiani che coraggiosamente conducono inchieste giornalistiche e raccontano fatti di cronaca sulla criminalità organizzata e per questo ritenuti evidentemente scomodi, per consentire loro di lavorare senza dover subire alcuna forma di pressione, minaccia, intimidazione o insulto”.

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