NAPOLI – Una requisitoria accorata, quella del sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Fabrizio Vanorio. Il magistrato, che conosce bene Giovanni Cellurale perché ha seguito personalmente il procedimento penale in cui è stato coinvolto per reati di camorra, ha sottolineato “la sfrontatezza che l’imputato ha mostrato nel mandare una lettera direttamente dal carcere, tra l’altro firmando personalmente la missiva” e la “prepotenza camorristica” che ha caratterizzato il suo gesto. Una condotta “che merita di essere sottoposta alla giusta pena”.
Il risentimento
Il pm ha riferito le dichiarazioni rese dallo stesso Cellurale in sede di interrogatorio, dalle quali emergeva tra l’altro un notevole risentimento anche nei confronti della procura. Lo stesso, infatti, aveva fatto richiesta di collaborazione con la giustizia alla Dda solo dopo che era intervenuta per lui la sentenza definitiva di condanna per omicidio per conto del clan dei Casalesi nei suoi confronti. E dopo che erano “esauriti ormai da molti anni i processi” in cui erano coinvolti gli esponenti dei clan sui quali intendeva rendere dichiarazioni. La sua richiesta, però, era stata respinta. Un rifiuto che lo ha mandato su tutte le furie.
La rabbia contro il giornale
La sua rabbia l’ha sfogata contro il giornale che, nel corso degli anni, ha raccontato puntualmente le sue azioni criminali e il suo processo per omicidio, ma ovviamente (e Vanorio ha voluto sottolineare, a differenza di ciò che in altri casi hanno fatto altri organi di informazione, anche nazionali) non ha voluto rilanciare le sue lamentele nei confronti della magistratura. “E’ una condotta che l’imputato ha posto in essere anche con una certa strategia, seppure rozza e aggressiva. Questo spiega la minaccia e il modus tipico dell’agire mafioso, perché ci sono minacce circostanziate. Una cosa è che una persona dica: “Ti sparo” nel corso di una lite, altra cosa è che un soggetto che è stato condannato per omicidio di camorra dica: “Ti sparo in bocca””.
L’analisi dell’avvocato
L’avvocato Gennaro Razzino, difensore della parte offesa, la responsabile di Cronache Maria Bertone e delle parti civili, l’Ordine dei Giornalisti della Campania presieduto da Ottavio Lucarelli e la cooperativa Libra Editrice, che edita i quotidiani ed è rappresentata da Pellegrino Notte, ha invece sottolineato il coraggio della direttrice del quotidiano campano. La cronista ha voluto infatti assistere personalmente all’udienza nonostante ciò comportasse il fatto di ritrovarsi faccia a faccia con l’autore delle gravi minacce nei suoi confronti. Il legale ha elogiato anche la decisione della Libra e dell’Ordine di categoria, che hanno voluto esserle vicini in un momento così delicato. L’avvocato dell’imputato, invece, pur riconoscendo la gravità della condotta di Cellurale, ha chiesto che non venisse riconosciuta l’aggravante mafiosa. Ma il giudice ha comunque ribadito, nella sentenza, la matrice camorristica delle minacce.
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