Minore pestato a sangue dal branco a Castel Volturno: il giovane accerchiato e colpito con calci, pugni e caschi per uno sguardo

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Via San Rocco a Castel Volturno

CASTEL VOLTURNO – Ancora violenza, ancora i giovani protagonisti di un episodio che riporta il territorio nel vortice della cronaca nera. Domenica sera, in via San Rocco (nella foto), nei pressi dell’ufficio postale, un minore extracomunitario è stato brutalmente pestato da un gruppo di ragazzi, alcuni dei quali maggiorenni e residenti a Destra Volturno. La scintilla è stata una ragione tanto stupida quanto assurda: lo sguardo rivolto a una ragazza già fidanzata. Il minore, ospite di una comunità alloggio, accortosi della tensione, aveva tentato di smorzare subito i toni, stringendo la mano a chi lo aveva redarguito e allontanandosi. Ma dopo pochi metri si è trovato accerchiato: il branco si è radunato e ha iniziato a colpirlo con calci, pugni e, soprattutto, con i caschi, utilizzati come armi. Le botte hanno lasciato segni profondi: i medici del pronto soccorso di Pineta Grande hanno giudicato le ferite guaribili in 45 giorni.

Sul caso indaga ora la polizia di Stato, chiamata a ricostruire le responsabilità e l’identità precisa degli aggressori. La vicenda richiama alla
memoria un altro episodio che aveva scosso la comunità locale: il 6 ottobre 2024, a Pinetamare, un adolescente di nazionalità egiziana fu colpito con dodici coltellate al termine di un’aggressione scatenata da un altro pretesto banale. In relazione a questa vicenda, sette giovani sono stati condannati complessivamente a 44 anni di carcere per tentato omicidio. Il ripetersi di episodi così gravi conferma il clima di pericolosa tensione che si respira in alcune zone del litorale domizio.

Nonostante gli sforzi delle forze dell’ordine e i richiami dell’amministrazione comunale, Castel Volturno resta teatro di una violenza che sembra avere radici profonde. Non si tratta soltanto di problemi legati all’integrazione fra comunità diverse: qui la questione è anche culturale. In una parte del territorio continua a sopravvivere la ‘cultura della violenza’, fatta di sopraffazione e brutalità di gruppo, che trasforma futili motivi in drammi da ospedale e in fascicoli giudiziari. La domanda che emerge, ancora una volta, è sempre la stessa: quanto dovrà durare questa spirale prima che si riesca a spezzarla?

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