NAPOLI – I consumatori di tutto il mondo sono sempre più sensibili al tema ambientale, anche in materia di shopping. Circa il 15% dei cittadini si dice già molto preoccupato per la sostenibilità e prende costantemente decisioni di acquisto per ridurre il proprio impatto. E’ una percentuale bassa, ma che potrebbe aumentare fino a superare il 50% nei prossimi anni, man mano che gli acquirenti si avvicinano alle pratiche sostenibili. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto “How Brands Can Embrace the Sustainable Fashion Opportunity” (Come i brand possono cogliere l’opportunità della moda sostenibile) realizzato da Bain & Company e dal Wwf che esamina i comportamenti dei consumatori nelle scelte che riguardano lo shopping. Dei circa 5.900 consumatori di moda di sei Paesi in esame (Cina, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti) intervistati da Bain, circa il 65% ha dichiarato di avere a cuore l’ambiente. Dunque i consumatori di tutto il mondo sono sempre più attenti all’impatto ambientale e sociale dei prodotti di moda che acquistano. Una circostanza che induce le aziende dell’industria della moda ad adeguarsi a questo nuovo trend che rappresenta allo stesso tempo una sfida ed un’opportunità da cogliere.
Le cinque categorie
Bain e Wwf Italia hanno identificato cinque profili di consumatori nel settore della moda di tutto il mondo, con caratteristiche socio-demografiche e comportamenti ben definiti. Le tipologie di consumatori consentono di ‘misurare’ la preoccupazione per la sostenibilità, la volontà di agire e il comportamento effettivo. Ci sono i ‘campioni della sostenibilità’, molto attenti all’ambiente, che acquistano regolarmente abbigliamento sostenibile. Sono disposti a pagare un prezzo maggiorato molto significativo (l’84%) per accedere a prodotti sostenibili. Poi ci sono gli ‘idealisti’, principalmente della generazione dei Millennial. Mostrano un alto livello di preoccupazione per l’ambiente, ma non acquistano quasi mai prodotti di moda sostenibili (anzi preferiscono la moda usa e getta della fast fashion). Una strada intermedia è quella dei ‘buoni cittadini’, categoria composta principalmente da Millennial e consumatori della generazione Z, che di solito raccolgono informazioni sulla sostenibilità di quello che acquistano dagli espositori del negozio, dai social media e dai siti web dei brand. Sono disposti a pagare un sovrapprezzo meno significativo (il 64%) per i prodotti sostenibili. La quarta categoria è quella degli ‘acquirenti’, consumatori della generazione X e più anziani: di solito acquisiscono informazioni sulla sostenibilità di quello che acquistano dagli espositori del negozio e dal passaparola. Sono disposti (a volte) ad adottare comportamenti sostenibili. Infine ci sono i ‘consumatori indifferenti’ che non si preoccupano della sostenibilità e raramente ne tengono conto nelle loro decisioni di acquisto.
Merce rara e costosa
Perché i cittadini non scelgono la moda sostenibile? Il rapporto esamina anche gli ostacoli che i consumatori incontrano se vogliono acquistare in modo etico: gli assortimenti di prodotti più sostenibili sono spesso limitati e difficilmente distinguibili da quelli non sostenibili, una difficoltà che incide di più con l’avanzare dell’età del cliente. Questi ostacoli sono stati riscontrati comunque in tutte le generazioni di consumatori. Quelli più giovani, che più facilmente accedono alle informazioni sulla sostenibilità dei prodotti, hanno dichiarato che anche i prezzi più alti sono un deterrente all’acquisto.
Durata e qualità
Per gli intervistati la qualità del prodotto è il principale fattore di acquisto per i prodotti del settore moda, viene prima del prezzo, della vestibilità del prodotto e dello stile . La durabilità è al quarto posto tra i principali fattori di acquisto. In realtà durata e qualità sono strettamente legate alla sostenibilità. Un aspetto che potrebbe spingere i consumatori di tutto il mondo a fare scelte più ecologiche nel lungo periodo, anche se non determinate da una motivazione squisitamente ambientalista.