Un nuovo studio condotto nei Paesi Bassi ha portato alla luce una stima sconcertante: circa 18 miliardi di animali, allevati e macellati per il consumo umano, verrebbero uccisi inutilmente ogni anno. Questi numeri rappresentano una frazione significativa degli oltre 100 miliardi di bovini, suini, ovini e polli macellati annualmente a livello globale.
La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica *Sustainable Production and Consumption*, ha evidenziato come questa enorme perdita non abbia solo implicazioni etiche, ma anche un pesante impatto ambientale. L’allevamento intensivo, infatti, richiede immense quantità di risorse, tra cui terreni e mangimi, la cui produzione contribuisce in modo determinante alla deforestazione e alle emissioni di gas serra.
L’ecologa Juliane Klaura, autrice principale dello studio, ha spiegato la metodologia utilizzata per arrivare a questa cifra. I ricercatori hanno incrociato i dati sulla produzione zootecnica dei vari Paesi con quelli relativi allo spreco alimentare. Il calcolo finale è stato ottenuto dividendo il volume totale di carne gettata ogni anno, pari a 54 milioni di tonnellate, per il peso medio di un singolo animale da allevamento.
«Tantissimi di questi animali muoiono invano», ha commentato Klaura. Il suo lavoro ha mostrato come le cause dello spreco varino drasticamente a seconda del contesto economico e geografico.
Nei Paesi in via di sviluppo, la maggior parte delle perdite si verifica nelle prime fasi della filiera produttiva. Problemi come la diffusione di malattie tra il bestiame o la mancanza di infrastrutture adeguate per la catena del freddo compromettono la conservazione delle carni prima che possano raggiungere il mercato.
Al contrario, nei Paesi ricchi le filiere sono generalmente molto più efficienti e le perdite in fase di produzione e trasporto sono minime. Qui il problema si sposta a valle, direttamente nelle case dei consumatori. L’acquisto eccessivo, incentivato da prezzi della carne mantenuti artificialmente bassi, porta le persone a buttare via il prodotto non consumato con troppa leggerezza.
L’analisi ha anche identificato i Paesi dove lo spreco di carne pro capite risulta maggiore. In cima a questa classifica si trovano gli Stati Uniti, seguiti da Brasile e Sudafrica, nazioni caratterizzate da un elevato consumo di prodotti di origine animale e da modelli di consumo poco sostenibili.
La conclusione dello studio è un appello a riconsiderare l’intera catena del valore della carne, dalla produzione al consumo. Ridurre questo spreco non solo restituirebbe un senso alla vita di miliardi di esseri viventi, ma rappresenterebbe anche un passo cruciale per alleggerire la pressione sul nostro pianeta.





















