Mondragone: La Torre in cella, ora occhio ai Pagliuca

MONDRAGONE – Con Augusto La Torre, boss dei Chiuovi, in carcere (il suo fine pena è datato agosto 2033), con il figlio Francesco Tiberio ormai lontano dal Litorale e Antonio, fratello del capocosca, tornato in prigione a marzo scorso (per scontare una condanna a 5 anni e 2 mesi), era il cugino Francesco Tiberio ‘Puntinella’, almeno fino all’altro ieri, il personaggio dal profilo criminale più imponente – e legato proprio ai Chiuovi -, libero di circolare sul territorio. E il suo muoversi nell’hinterland mondragonese, a quanto pare, aveva accompagnato (il lavoro degli investigatori ne traccerà, eventualmente, il modo e l’intensità) anche un presunto tentativo di ridare forza alle attività criminali intraprese da altri soggetti pure connessi al suo storico gruppo mafioso di appartenenza (ne scrivemmo il 21 gennaio scorso). Una ripresa criminale che, se fosse proseguita, sarebbe andata a cozzare con gli interessi della triade Gagliardi-Fragnoli-Pagliuca.
Tra ciò che resta dei Chiuovi e le compagini mafiose nate dal suo disfacimento c’era e c’è tensione. I La Torre stavano provando a ritagliarsi di nuovo un ruolo nella criminalità del Litorale (ci aveva provato già nel 2017 il figlio di Augusto, Francesco Tiberio – fu subito bloccato dai carabinieri).
Ma il loro agire non era e non è ben visto dagli ex alleati, desiderosi, invece, di emarginarli e renderli inermi, sia per poter godere in esclusiva dei profitti dei business illeciti coltivati sul Litorale, sia perché l’azione dei Chiuovi stava richiamando e avrebbe richiamato ulteriormente l’attenzione, già fortissima, delle forze dell’ordine (circostanza che rischiava di danneggiare i loro business). Con l’arresto di ‘Puntinella’, se la misura cautelare dovesse essere confermata, questa tensione andrebbe fisiologicamente se non a spegnersi, ad affievolirsi in modo deciso, e i Gagliardi-Fragnoli-Pagliuca avrebbero un nemico in meno da fronteggiare. Insomma, adesso hanno campo libero. E una posizione predominante in questa triade, resa possibile anche dai recenti arresti di Giacomo Fragnoli e Angelo Gagliardi, è stata conquistata dai Pagliuca: a differenza delle altre compagini, si sono dedicati a un’attività di profonda immersione, investendo in altre zone d’Italia e, sotto traccia, tessendo una leggera struttura ‘militare’ sul territorio da muovere all’occorrenza.
Tornando a ‘Puntinella’, ieri ha affrontato l’interrogatorio di garanzia. Se è stato ammanettato dai carabinieri di Mondragone, su ordine del gip Ivana Salvatore del Tribunale di Napoli, è perché è accusato di aver estorto denaro ad Alfredo Campoli, imprenditore e direttore generale del Gruppo Campoli, ottenendo da quest’ultimo, dice l’accusa, 20mila euro. Il cugino del boss Augusto avrebbe provato a spillare 50mila euro pure a Giovanni Zannini, avvocato e consigliere regionale. Somma che La Torre avrebbe preteso come ‘risarcimento’ dei danni che il politico, così l’indagato avrebbe motivato la sua richiesta alla vittima, avrebbe arrecato al figlio Antonio circa 15 anni prima durante una zuffa avvenuta sul lido che all’epoca gestiva proprio Zannini. La Torre avrebbe fatto arrivare la richiesta di denaro, corredata da minacce di morte, dice la Dda a Zannini attraverso Alfredo Campoli. Francesco Tiberio La Torre, assistito dall’avvocato Antonio Miraglia, confrontandosi con gli interrogativi del gip, ieri ha dichiarato che Zannini avrebbe picchiato il figlio Antonio, circa 15 anni fa, e che a Zannini non avrebbe mai chiesto soldi.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome