ROMA (LaPresse) – Il taglio del rating di Moody’s che ha declassato l’Italia a Baa3, facendo però rimanere l’outlook stabile, surriscalda gli animi e le polemiche intorno alla Manovra ma non preoccupa. Così è, almeno stando alle reazioni del governo, a cominciare dal ministro degli Affari Europei Paolo Savona che, ospite del convegno dei giovani industriali a Capri ha rassicurato su un punto “nel quale non solo credo io: il debito pubblico italiano è assolutamente solvibile, non c’è nessun problema che l’Italia invochi un default”.
Per Savona non c’è rischio di default
E per avvalorare la sua tesi ha continuato affermando: “Non c’è nessuna possibilità di rifiutare l’euro come denominazione del suo debito. Se accadrà sarà per motivi esterni al Paese”, sgomberando così il campo dello spettro che si aggira intorno al governo giallo-verde.
Declassamento Moody’s, Di Maio e Salvini fanno fronte comune
Se ‘tecnica’ è stata la spiegazione di Savona, molto più prosaiche sono state le reazioni dei due vicepremier. Luigi Di Maio, nel suo solito stile ha accolto “con un grande sorriso” il declassamento rimarcando che comunque il rapporto deficit/pil rimane al 2,4%.
Stessi toni sono stati usati da Matteo Salvini, prima di entrare nel ring del Consiglio dei ministri. Il ministro dell’Interno ha sottolineato che “L’Italia è un paese solido perché l’outlook è stabile”.
La preoccupazione degli industriali
Preoccupazione invece è stata espressa dagli industriali, non tanto per il taglio in sè, quanto per le prospettive future che provocherebbe la manovra con la sua ripercussione sui mercati internazionali e sul tessuto produttivo italiano. Secondo Vincenzo Boccia la manovra non è sostenibile e “neanche la credibilità del governo” per cui lancia una “sfida” al governo per “aprire un grande confronto sulla crescita. I tempi sono stretti, anche date le agenzie di rating”.
I timori espressi da Tajani
Un altro fronte di preoccupazione è stato espresso dal presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. “Non sono un grande sostenitore delle agenzie di rating – ha affermato – però la situazione attuale prevede che se le agenzie di rating abbassano ancora di un altro livello la valutazione del nostro Paese la Bce non può più acquistare titoli di Stato.
Il timore maggiore però Tajani lo riserva alla fuga dall’Italia investitori europei ed extra-europei. Un atteggiamento, secondo Tajani legato alla “volontà italiana di uscire dall’euro”. “Questa è una preoccupazione – ha chiuso – che c’è nonostante le smentite ufficiali e serpeggia ancora tra autorevoli rappresentanti della maggioranza questa idea”.
di Denise Faticante