NAPOLI – Malgrado fosse molto riservato, come raccontano gli amici, da tempo affidava ai familiari il suo stato d’animo. Si sfogava, aveva il morale sotto i piedi. Era demoralizzato, Giovanni Cerqua, una vita intera trascorsa a lavorare il legno nella bottega in via Vallesana per portare avanti la famiglia. Una vita umile, semplice, fatta di piccole cose, imperniata sul lavoro. Ma Giovanni, il lavoro, se l’è visto portare via dalle mani. Un mese dopo l’ennesimo stop con la chiusura forzata della sua attività, il 52enne non ha più retto. L’uomo è stato trovato morto nella sua abitazione.
Il dramma
Teatro della tragedia è la città di Marano, nell’hinterland nord, dove lunedì i carabinieri hanno trovato il corpo senza vita di Giovanni Cerqua, 52 anni compiuti a febbraio, di mestiere falegname, separato, padre di due ragazze. “Una persona buona come il pane”, la descrizione di un amico: “Era come un fratello – dice Giuseppe, anche lui falegname – Mi ha cresciuto, era un ex operaio di mio padre. Se ero a conoscenza del suo stato d’animo? Giovanni aveva soltanto un problema: la chiusura dell’attività”. Il magistrato della Procura di Napoli Nord, intervenuto sul posto, ha disposto il sequestro della salma e la conseguente esecuzione di esami autoptici. La tragedia di Giovanni merita approfondimenti. Ma un’ipotesi sul decesso c’è già e lascia scorgere le sofferenze patite dal 52enne. Gli elementi finora in possesso agli investigatori non lasciano spazio ad altre interpretazioni: Giovanni si è tolto la vita. Le disposizioni della Procura diranno l’ultima parola sulla vicenda e serviranno a sciogliere ogni dubbio su una situazione così delicata quale è il ritrovamento di un cadavere in una proprietà privata.
Silenzio anomalo
Gli uomini in divisa sono stati allertati da familiari e persone vicine a Giovanni, preoccupati dallo strano silenzio del falegname, che – stando a quanto ricostruito finora – era da un po’ che non dava notizie di sé. Poi la macabra scoperta, lunedì, quando i carabinieri hanno spalancato la porta dello scantinato della sua abitazione. Giovanni aveva una corda al collo ed era sospeso, con la fune legata a una trave. Sul pavimento una sedia rovesciata e accanto il suo cagnolino, Lupin, che vegliava, ancora fedele, il suo padrone. L’attività investigativa ha consentito di scoprire anche altro. Prima di farla finita, Giovanni ha scritto una lettera d’addio. Cinque pagine nelle quali ha spiegato le motivazioni della sua decisione e salutato per sempre le persone che amava.
Le fonti investigative
“Da qualche settimana era particolarmente demoralizzato – si apprende da fonti investigative – I parenti hanno raccontato che Giovanni spesso si sfogava con loro per i continui controlli e le continue chiusure della sua attività di falegnameria”. Da ieri in via Vallesana si respira un clima pesante. Lì, a due passi dal cimitero e dal confine con Chiaiano, al civico 46 c’è una bottega, ‘Idea Legno’, l’attività di Giovanni. E’ chiusa da un mese, da quando gli agenti della polizia municipale di Marano la sottoposero a sequestro dopo aver appurato alcune difformità. Da allora Giovanni attraversava il momento più buio della sua vita. Non è riuscito a sopportare il peso e l’umiliazione di non poter lavorare.
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