Mosca, i Pussy Riot arrestati di nuovo subito dopo il rilascio

Fermati dopo i festeggiamenti con l'accusa di organizzazione di eventi pubblici senza previa notifica scritta

LAPRESSE / AFP PHOTO / Reza NOURMAMODE

MOSCA – Rilasciati e fermati di nuovo, subito dopo aver riassaporato la libertà. E’ la sorte toccata a quattro attivisti del collettivo Pussy Riot che, travestiti da poliziotti, avevano fatto irruzione in mondovisione nel campo dello stadio Luzhniki di Mosca durante la Finale dei Mondiali di calcio. Stavolta sono stati fermati apparentemente senza motivo.

Caricati su un furgone senza spiegazioni

A dare notizia del fermo sono stati gli stessi Pussy riot attraverso un post apparso sul loro profilo Twitter. Dopo aver festeggiato il rilascio, al termine dei 15 giorni di detenzione per “violazione delle regole di comportamento durante una manifestazione sportiva” e “uso illegale di uniformi di polizia”, le tre donne – Veronika Nikulshina, Olga Kurachova e Olga Pakhtusova – sono state però caricate su un furgone di polizia senza alcuna spiegazione. E Pjotr Versilov, rilasciato da un altro centro di detenzione, ha twittato di essere stato fermato da poliziotti anti-sommossa e portato in una stazione di polizia nei pressi dello stadio Luzhniki. Sempre secondo un Tweet degli attivisti, i quattro sarebbero stati accusati di aver violato  l’articolo 20.2.2 sulla “organizzazione di eventi pubblici senza previa notifica scritta”; che prevede fino a 10 giorni di fermo.

L’invasione al minuto 53 della finale Francia-Croazia

I quattro erano stati incarcerati per aver invaso il terreno di gioco dello stadio Luzhniki al minuto 53 della finale del Mondiali Finale-Croazia. Il 23 luglio un tribunale aveva respinto la richiesta d’appello dei quattro attivisti contro l’incriminazione costata loro anche tre anni di bando dagli eventi sportivi. Per quel gesto i Pussy Riot si ispirarono alla figura del “gendarme celeste”, creata dal poeta e performer russo Dmitrij Prigov; di cui il 15 luglio ricorreva l’undicesimo anniversario della morte. Fu una sorta di allusione alla “amnistia” osservata dalle forze di polizia nei confronti dei tifosi durante il mese dei Mondiali.

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