MILANO – In Mozambico, i minori sfollati a causa del conflitto a Cabo Delgado mostrano gravi segni di stress mentale e angoscia, tra cui crisi di pianto costanti e perdita del desiderio di mangiare e giocare, secondo nuove testimonianze raccolte da Save the Children. Alcuni di questi bambini hanno meno di 10 anni e sono stati testimoni di orribili violenze, tra cui l’uccisione dei genitori. Questi minori potrebbero non riprendersi se non ricevano urgentemente servizi di salute mentale e supporto psicosociale, avverte l’organizzazione. “Gli autori delle violenze a Cabo Delgado usano tattiche ripugnanti che terrorizzano i bambini. Da genitore, è terribile pensare a come questi bambini e bambine possano elaborare l’impensabile. In qualità di Organizzazione che lavora per proteggere i bambini, Save the Children è estremamente preoccupata per il loro benessere e le loro prospettive di guarigione. Ci sono almeno 364.000 bambini sfollati a causa di questo conflitto, che nella migliore delle ipotesi, sono stati costretti a fuggire dalle loro case e non si sentono sicuri, nel peggiore dei casi, hanno assistito a orrori che nessun bambino dovrebbe vedere”, ha dichiarato Chance Briggs, direttore di Save the Children in Mozambico.
In alcuni casi documentati da Save the Children, i bambini hanno comportamenti altalenanti, da aggressività a introversione, fino ad avere crisi di pianto incontrollabili. Il padre di Clara, una bambina di 6 anni, è stato ucciso durante un attacco al suo villaggio, a Cabo Delgado. Clara, sua madre Mariana, di 25 anni, e il fratellino Pedro, 3 anni, sono rimasti nascosti nella boscaglia per quattro giorni fin quando non sono riusciti a fuggire. “Il giorno dopo gli attacchi sono tornata a casa per fare le valigie ma era già troppo tardi. Mio marito era stato ucciso e la casa era completamente bruciata. Mi è crollato il mondo addosso, piangevo, non avevo più niente, nemmeno qualcosa per coprire mio figlio. Lui non sa bene cosa sia successo ma continua a chiedere di suo padre; mia figlia invece ha capito che il padre è morto. Quando ha capito che era stato ucciso è diventata molto triste: si è ammalata, non giocava più con gli altri bambini e non mangiava. Per molto tempo ha provato rabbia e tristezza”, ha raccontato Mariana a Save the Children.
La madre e il padre di Emerson, un bambino di 8 anni, sono stati decapitati nel conflitto, mentre sua sorella è ancora dispersa. Emerson e suo fratello maggiore sono fuggiti in un campo di transito e grazie a Save the Children si sono ricongiunti con la nonna Sofia (46 anni). Sofia ha detto a Save the Children: “È stato un vero shock quando gli uomini armati ci hanno attaccato: era mattina presto e siamo fuggiti nel bosco per nasconderci. Quando ci siamo sentiti al sicuro, siamo tornati alle nostre case e ho scoperto che la mia famiglia era stata uccisa. I genitori di Emerson, mia figlia e il marito, erano stati decapitati. È stato tremendo e ricordo ancora quel giorno. Gli uomini del villaggio si sono fatti coraggio e hanno seppellito i corpi, anche se abbiamo scavato le tombe solo a un metro di profondità perché avevamo paura e dovevamo sbrigarci”. La madre di Celina, 8 anni, e di Milton, 9 anni, è stata decapitata durante un attacco e il padre è ancora disperso. Sono fuggiti e sono arrivati in un campo di transito, dove Save the Children li ha aiutati a rincontrare la nonna Adelia, 55 anni. “Milton ha pianto per due giorni interi mentre lo tenevo in braccio cercando di farlo smettere.
Alla fine ha smesso ma a volte passa il tempo a pensare ai suoi genitori perché è abbastanza grande per capire cosa è successo e sa che non li vedrà più… Ha problemi di salute mentale perché non può vedere sua madre, ha solo me”, ha raccontato Adelia. Save the Children ha fornito a bambini come Celina, Milton, Emerson e Clara primo soccorso psicologico e supporto alla salute mentale, aiutandoli a ristabilire la loro routine e a ricominciare attività adeguate alla loro età per aiutarli a ritrovare una nuova normalità ora che sono al sicuro e vicini ai loro familiari. “Molti bambini sono profondamente tristi perché non hanno alcuna speranza di ritrovare la madre o il padre. Hanno paura, non vogliono mangiare né giocare perché pensano al passato, ai loro genitori, ai loro fratelli e sorelle e a tutta la famiglia. Sono distrutti e questo sta avendo un impatto sulla loro salute mentale e sul loro benessere”, dice Clementina, un’operatrice responsabile della protezione dei bambini per Save the Children a Cabo Delgado, che ha fornito sostegno specifico a 35 bambini sfollati da giugno 2020.
“Questo conflitto è passato inosservato per troppo tempo. Chiediamo alla comunità dei donatori di garantire che i finanziamenti dedicati ai minori abbiano la priorità. Il piano di risposta umanitaria della comunità internazionale per Cabo Delgado è finora finanziato solo per il 13% e servono urgentemente fondi per la loro protezione, salute, istruzione, salute mentale e per il supporto psicosociale. Tutte le parti in conflitto devono garantire che i bambini non siano bersagli e devono fare tutto il possibile per ridurre al minimo i danni nei confronti dei civili e cessare attacchi indiscriminati e sproporzionati contro i bambini. Serve un maggiore monitoraggio di queste violazioni anche attraverso il meccanismo dell’Ufficio del Rappresentante Speciale del Segretario Generale ONU per i bambini nei conflitti armati, cosicché i responsabili siano chiamati a rispondere delle loro azioni”, ha continuato Chance Briggs.
Da settembre 2020, il conflitto a Cabo Delgado si è intensificato con un aumento delle violazioni contro i civili, tra cui violenze sessuali, decapitazioni e rapimenti. Almeno 700.000 persone, tra cui almeno 364.000 bambini, sono ora sfollate a causa del conflitto a Cabo Delgado. Secondo quanto riferito, almeno 2.909 persone sono morte nel conflitto, inclusi 1.437 civili, anche se probabilmente è una stima di molto inferiore alla realtà. Almeno 51 bambini, la maggior parte dei quali bambine, sono stati rapiti negli ultimi 12 mesi, anche se si stima che il numero sia sottostimato. Save the Children e i suoi partner stanno rispondendo alle esigenze dei bambini sfollati e delle loro famiglie a Cabo Delgado. La risposta ha raggiunto oltre 148.000 persone, tra cui più di 86.000 bambini sfollati a causa del conflitto e del ciclone Kenneth del 2019, con programmi di educazione, salute, sicurezza alimentare, mezzi di sussistenza e programmi per l’acqua e i servizi igienico-sanitari. Save the Children ha inoltre fornito programmi di protezione dell’infanzia, compreso il tracciamento e il ricongiungimento familiare (per i minori non accompagnati e separati dalle famiglie), e supporto psicologico e psicosociale per i minori non accompagnati e separati dalle famiglie, i minori vittime di abusi e coloro con traumi visibili causati dal conflitto.
(LaPresse)