NAPOLI – Ieri mattina la notizia del decesso di Luigi Cimmino. Era malato da tempo. Si trovava in una località protetta dopo la decisione di diventare collaboratore di giustizia. Aveva 64 anni. I funerali verranno svolti in forma privata. Per anni è stato il boss del clan omonimo, egemone nella zona collinare di Napoli. Secondo la Procura, gestiva le estorsioni e gli affari illeciti negli ospedali della città. Business che pare ora faccia anche ai Contini. Il nome di Luigi Cimmino è stato, inoltre, legato anche a quello di Silvia Ruotolo, vittima innocente della camorra. L’agguato in cui morì la 39enne, consumato all’Arenella l’11 giugno del 1997, aveva come obiettivo Salvatore Raimondi, affiliato proprio al clan Cimmino, che a quei tempi era contrapposto al clan Alfano. Un commando sparò contro Raimondi: un proiettile vagante colpì Silvia Ruotolo, che in quel momento stava tornando a casa, in salita Arenella, insieme al figlio Francesco, 5 anni, mentre la figlia Alessandra, 10 anni, li osservava dal balcone.
Negli ultimi tempi sono emersi anche legami tra il boss Cimmino e i Casalesi. L’accordo mafioso fu sancito dal figlio di Francesco Bidognetti, Aniello. Fu Raffaele Bidognetti, fratello di Aniello, che nel corso degli interrogatori resi tra l’agosto 2018 ed il maggio 2019 relativi a due omicidi, che per una serie di pregressi screzi intercorsi lo portarono a decidere, insieme al fratello, di eliminare un rivale: “Sia perché sarebbe stato il primo sospettato, sia perché sarebbe stato più facile fare compiere l’omicidio a persone esterne al proprio clan, non conosciute a Casal di Principe, si rivolsero a Cimmino, col quale il clan Bidognetti aveva già un accordo di prestito reciproco di killer all’occorrenza”. Il rapporto con i Cimmino era stato coltivato da Aniello Bidognetti. Fu proprio lui a pensare che bisognasse agire contro un avversario mafioso attraverso persone esterne alla famiglia e fu lui a rivolgersi a Cimmino chiedendo ed ottenendo aiuto. Il retroscena è contenuto nelle motivazioni della sentenza contro Aniello Bidognetti che la Cassazione ha depositato lo scorso 17 febbraio.