NAPOLI – Il caso di Giulia Tramontano ha scosso l’intero paese e ha messo in luce una grave emergenza: quella dei femminicidi, 41 in Italia dall’inizio del 2023. Giulia ha studiato a “L’Orientale” di Napoli e le sue compagne di università, profondamente stravolte dall’accaduto, hanno lanciato una chiamata volontaria per un corteo collaborando con le reti femministe napoletane. Più di 300 persone hanno aderito all’iniziativa e hanno commemorato, tra le strade del centro storico della città, tutte le vittime di violenza patriarcale.
Le manifestanti si sono riunite ieri alle 18 a Largo Giusso per proseguire, accompagnate da striscioni e megafoni, attraverso via Mezzocannone, per sostare in Piazza San Domenico e Piazza del Gesù. “Per Giulia e per tutte, ci vogliamo libere e vive”: questo lo slogan pronunciato dalle voci in strada.
«Siamo sconvolte, esauste, provate. Giulia era una compagna di università. Gli sguardi si incrociavano tra una lezione e l’altra, un sorriso, un caffè, l’ansia dell’esame, i sogni dei vent’anni. Quello che è successo a Giulia succede ogni tre giorni. Da inizio anno le vittime di violenza patriarcale sono state 41, quasi otto al mese. Siamo stanche, abbiamo paura, e soprattutto ci vogliamo vive»: così una manifestante chiarisce con cordoglio le ragioni del corteo.
Ad annunciare l’iniziativa sui social sono stati il movimento femminista e transfemminista “Non Una Di Meno” e il collettivo di studentesse e lavoratrici “Ccà Nisciun’ è Fessa”, che si occupa principalmente di supporto e orientamento all’interruzione volontaria di gravidanza. Spiegano ai loro lettori: «Non vogliamo saperci salvare. Vogliamo invece sentirci libere, vive e al sicuro. A dover essere educate non siamo noi ma la società tutta, affinché la cultura del possesso, della sottomissione e dell’oppressione smetta di essere la matrice. La violenza di genere è un problema culturale e sistemico. La sofferenza per la morte di un’altra sorella è tanta, ma la rabbia pure»