NAPOLI – I baby esattori del racket si stanno facendo nuovamente vedere. Il Ferragosto è alle porte ed è uno degli appuntamenti fissi dei signori del pizzo. Entrano nei negozi, sono spesso in due. Non parlano, si guardano intorno circospetti. Il negoziante – pure lui – tace. Ha già capito, è inutile parlare. E’ il momento di pagare, sono arrivati gli esattori. Ma non si tratta del solito copione malavitoso che vede la manovalanza delle organizzazioni camorristiche farsi largo nel tessuto urbano e riscuotere tangenti. La modalità è la stessa, cambiano solo gli attori. Hanno sedici-diciotto anni, i capelli sparati in testa e modellati col gel come si vede in televisione, pantaloni a vita bassa, barbe lunghe e curate, oltre agli immancabili occhiali da sole. Sono trendy e, nel contempo, assolutamente anonimi. Insospettabili. Potrebbero essere appena usciti da una discoteca, ma in realtà vanno al lavoro. Il loro mestiere è fare gli esattori dei clan. E’ questo il fenomeno malavitoso che sta nuovamente travolgendo Secondigliano e altre zone limitrofe. Il reclutamento della malavita sta abbassando il tiro anagrafico e dopo i pusher e le vedette, ha incominciato ad affidare ai minorenni e ai giovanissimi la gestione del racket delle estorsioni. Vengono stipendiati i nuovi ‘muschilli’ della camorra, così si chiamano in gergo. Moscerini che sciamano attorno agli ‘avanzi’. Vengono stipendiati e prendono poco, ma tanto basta a soddisfare le velleità più basilari. Un motorino, un jeans o scarpe alla moda, un cellulare di ultima generazione.
Nei quartieri degradati questa forma di devianza è, agli occhi del minore, un vero e proprio lavoro; il ragazzino si sente messo alla prova in un gruppo che gli riconosce la capacità di assumersi rischi. Inoltre acquisisce uno stato di indipendenza economica. Le ragioni per cui la malavita organizzata sceglie i bambini sono principalmente due: il minore per la legge italiana non è punibile; il reclutamento dei minori alimenta le organizzazioni malavitose e le tiene in vita. I minorenni vengono impiegati in diverse attività: dallo spaccio della droga al compimento di atti estortivi. In quest’ultimo caso è da rimarcare il fatto che le estorsioni sono una delle modalità mediante la quale le organizzazioni mafiose mettono alla prova i giovani, chiedendo loro di dimostrare coraggio, capacità di utilizzare la violenza e di intimidire.
I minorenni, come è già accaduto, sono purtroppo impiegati anche nel comparto stupefacenti e per commettere omicidi. Il carcere è una situazione che molti ragazzi mettono in conto di dover affrontare. La reclusione è considerata un attestato di professionalità criminale da esibire ai propri coetanei in libertà e, soprattutto, ai capi delle organizzazioni malavitose. Puntare sul pizzo e, contemporaneamente, sui minorenni è l’uovo di colombo. Un Piaggio Beverly, un Rolex, duemila euro in contanti e una Fiat Panda. E’ così che la camorra gestisce i suoi ‘benefit’ nei confronti degli affiliati. O meglio dei nuovi affiliati, di coloro che devono essere incentivati a entrare a far parte del clan. E’ il reclutamento, la campagna acquisti che il gruppo Scissionista faceva ad esempio nella zona compresa tra Secondigliano e Arzano. Su quella linea di confine che una volta delimitava la roccaforte del clan Di Lauro e che oggi si è trasformata nella ‘terra di mezzo’, la zona franca che separa due realtà malavitose, due emisferi criminali uguali e contrari. Come fare a ‘convincere’ le nuove leve? Puntando sull’edonismo. I vestiti, le auto, i telefonini ma anche gli scooter. Tutto serve a sentirsi parte di un gruppo. Come accade per le gang negli Stati Uniti, a Napoli, nel tessuto suburbano delle Vele, le bande cercano una riconoscibilità comune. Se fai parte di un clan, se sei affiliato o semplicemente ambisci ad esserlo, certi codici non puoi fare a meno di conoscerli. “Quelli là girano con gli scooteroni” afferma un abitante. A lui sembra banale, quasi scontato. “Lo sanno tutti – continua – se stai con uno devi prenderti questo motorino, se stai con gli altri allora quello più grosso… serve a riconoscersi”. E’ un codice, una regola non scritta che bisogna conoscere. La legge non ammette ignoranza, anche quella della camorra.